Trascrizione:
«Distratti sull’emergenza sociale Cominciamo a metterci in ascolto»
«Il senso delle Festività secondo don Giovanni Momigli: «Cominciamo a guardare i volti non solo i numeri»
di Duccio Moschella
Che cos’è il Natale se non un evento di relazione? Il Verbo che si fa carne, che diventa umano, si fa co-presente. Come vederlo, come fare esperienza della sua umanità? Camminare alzando lo sguardo, superare la ritrosia e la dignità di chiedere, quando si è nel bisogno, e non essere distratti, o tenere gli occhi bassi, quando si tende la mano nell’aiuto. E’ da questo incontro di sguardi che il Natale diventa un’esperienza concreta. Qui e ora. Ne è particolarmente convinto don Giovanni Momigli, parroco di Santa Maria a Scandicci e direttore dell’Ufficio problemi sociali e lavoro della diocesi fiorentina. In quale contesto viene a cadere il prossimo Natale?«Stiamo vivendo una forte emergenza sociale a più facce. L’emergenza che appare subito evidente è quella del bisogno materiale. – risponde il sacerdote – Basta pensare all’aumento del numero dei volti dei poveri, come dicono chiaramente le rilevazioni delle nostre Caritas e anche una recente analisi di Coldiretti nazionale, che parla di tre milioni di italiani che per Natale sono costretti a chiedere aiuto per mangiare, compresi bambini e anziani. Poi ci sono i volti di chi trova difficoltà a trovare un lavoro degno e di quei lavoratori che, in grandi e piccole imprese, stanno vivendo crisi aziendali profonde, la cui via di uscita non appare né facile né immediata. E potremmo continuare».Prendendo a prestito La Pira, quali sono oggi le attese della gente?«Vorrei mettere l’accento su un’aspettativa non materiale ma che, a mio avviso, le attraversa tutte e che segnala una particolare povertà: il bisogno di essere ascoltati; il bisogno di relazione. Potremmo dire che la grande aspettativa è quella della relazionalità. Una relazionalità che può certamente servirsi ed essere aiutata anche del digitale, come abbiamo sperimentato nel periodo duro della pandemia, ma che non può fermarsi alla comunicazione attraverso i dispositivi». Come possiamo e dobbiamo comportarci?«È necessario guardare i volti, non solo ai numeri. Abbiamo bisogno di incontri e relazioni anche quando esprimiamo una necessità. E ne abbiamo bisogno anche quando svolgiamo un servizio. La bontà del servizio a persone e comunità, per esempio, è data anche dalla qualità della relazione. Cos’è il Natale se non l’evento in cui Dio, facendosi uomo cerca una relazione? Una relazione d’amore».