Don Giovanni Momigli

Biografia don Giovanni Momigli

La vita di don Giovanni Momigli, in piccoli tratti, è stata scritta da un giornalista che conosce la sua storia

Giovanni Momigli, nato a Firenze il 13 ottobre del 1950. Abita a Lastra a Signa, dove ha sempre mantenuto la residenza fino ad oggi. A 11 anni e mezzo inizia a lavorare nella bottega di un falegname, dove comincia a maturare l’idea di farsi prete. Per motivi familiari non viene subito accolto in Seminario. 

Solo dopo alcuni anni riprende gli studi. Frequenta le medie e poi, durante il lavoro in una fabbrica di cucine – prima Oraf con sede a Viottolone (Scandicci) e poi Gilma con sede a Sambuca Val di Pesa- frequenta l’istituto Idi. Questo fa sì che, dopo il servizio militare, possa lavorare sempre alla Gilma, ma come contabile. A 24 anni viene eletto e comincia a fare il sindacalista a tempo pieno nella Filca-Cisl di Firenze. Nel 1979 il Cardinale Benelli sceglie due laici, lui e Pino Arpioni, per far parte della commissione preparatoria alla visita pastorale alle parrocchie della diocesi. Conosce così il pro vicario generale della diocesi monsignor Silvano Piovanelli, figura essenziale nella sua vita. Nel 1981, intanto, Momigli diventa segretario generale provinciale degli edili e lavora per rafforzare l’unità sindacale, contribuendo a creare la FLC, sede unitaria dei lavoratori delle costruzioni, in piazza San Lorenzo a Firenze. Fa parte del consiglio generale provinciale e regionale della CISL e del consiglio nazionale della Filca-Cisl. 

Nel 1984, a 34 anni, dopo aver preso da privatista la maturità magistrale, lascia il sindacato ed entra in Seminario. Questa scelta radicale fa notizia. Indro Montanelli, sul “Giornale”, gli dedica uno dei suoi famosi controcorrente: «Eravamo abituati a sacerdoti che facevano i sindacalisti – scrisse con la sua abituale facezia corrosiva – ma non a sindacalisti che scegliessero di essere preti». Momigli, comunque, continua l’impegno civile, anche insegnando alle serali del Comune di Firenze, dove incontra tanti «ragazzi» della periferia (alcuni li ritroverà quando arriva a San Donnino) e anche qualche straniero desideroso di integrarsi nella società in cui era venuto a vivere. 

Il 12 aprile del 1990 è ordinato presbitero. A settembre il Cardinale Piovanelli lo invia come vicario parrocchiale a San Gervasio. Il 1° settembre 1991 gli affida la Chiesa di San Donnino a Campi, ove entrerà il successivo 11 ottobre. Il 6 gennaio1992 Piovanelli lo nomina amministratore parrocchiale anche della Chiesa di Sant’ Andrea a San Donnino, per poi unificarle pastoralmente. Il 1º gennaio del 1993, Piovanelli chiama Don Momigli a dirigere il costituendo Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro, istituito a Firenze per la prima volta dopo il Sinodo diocesano. Ufficio riconfermato dai successori di Piovanelli, i cardinali Antonelli e Betori. Sempre il cardinale Piovanelli nomina Momigli nel giugno del 1997, presidente della «Fondazione diocesana per il lavoro» affidandogli 300 milioni di lire per organizzare corsi di riqualificazione per i disoccupati, parte dei quali tenutosi nel Comune di Campi Bisenzio. Nel 1997 Don Momigli diventa anche giornalista pubblicista. 

Momigli arrivato, appunto, a San Donnino nel ’91 trova una situazione difficile per la presenza di tremilacinesi di fronte a una popolazione di 4.500 abitanti. Incontra tutti i soggetti interessati: Comitato cittadino, proprietari degli immobili affittati ai cinesi, partiti, associazioni, i parlamentari fiorentini, i cinesi, oltre ovviamente l’Amministrazione comunale di Campi Bisenzio. Chiede aiuto a delle suore che parlino cinese. Con l’Associazione CinaQuì, la Caritas e la Cgil fa collaborare insieme traduttori ed esperti di diritto e norme burocratiche, creando un primo ufficio informazioni in parrocchia per la Comunità cinese e per gli altri stranieri presenti a San Donnino. Successivamente, ottobre 1993, facilita la nascita del Servim, un analogo servizio, ma molto più strutturato capace di seguire e analizzare la presenza cinese. Vengono promossi corsi di alfabetizzazione, effettuata con elementi di educazione civica, per investire nell’educazione alla cittadinanza, il sostegno ai processi d’interazione a partire dalle scuole e, non ultima, la possibilità, tramite idonee iniziative, di poter mantenere un dinamico legame con la cultura di origine. Di per sé, queste, non sono azioni particolarmente speciali. La loro peculiarità, in questo caso, è data dall’essere collocate in un disegno complessivo; dall’aver preceduto, affiancato e seguito l’azione di superamento della concentrazione e dall’essere poste chiaramente a servizio di una specifica visione di società. In parrocchia, fin dal luglio 1992, promuove il primo oratorio interculturale per ospitare i ragazzi di tutte le nazionalità presenti nella frazione, far conoscere e magari far dialogare insieme i loro genitori. 

Da questa esperienza nasce poi, nel 1995, il Progetto Spazio Reale e, piano piano, il Centro Spazio Reale, una struttura che comprende spazi sportivi, camere di foresteria, aule di formazione ad alta tecnologia multimediale, un auditorium e uno spazio ludico interattivo con funzioni educative. Spazio Reale, con la sua carica di innovatività e capacità di concepire e far interagire famiglia, lavoro, intercultura, è pensato come “cittadella della comunità”, dove far crescere il senso di cittadinanza, rafforzare il tessuto relazionale e sperimentare modalità diverse di pastorale. Nel 2004 viene inaugurato il primo lotto (Auditorium e bar ristorante), nel 2007 gli impianti sportivi, il 7 dicembre 2012, l’ultimo grande edificio. Don Momigli ha poi lasciato Spazio Reale nel maggio 2015, per non essere riuscito ad incassare i finanziamenti necessari a pagare le rate del mutuo. Finanziamenti previsti in fase di costruzione degli ambienti, ma poi in parte venuti meno anche a causa della crisi del 2008 o non ancora arrivati per ritardi burocratici. Oggi è la diocesi che si è assunta direttamente la responsabilità di tutto il Centro Spazio Reale. 

Il 29 aprile del 2000, dopo importanti interventi di restauro, viene aperto il Museo di Arte Sacra attiguo alla chiesa di Sant’Andrea, con il recupero delle opere alluvionate del Ghirlandaio, di Cosimo Daddi e di Francesco Botticini. Mentre nel 2003, vengono inaugurati i locali ristrutturati della exCompagnia a fianco della Chiesa di San Donnino. Tutti interventi, questi, che – accanto a quelli dell’Amministrazione comunale – hanno segnato il riscatto umano e sociale di San Donnino, necessario «per passare da una cultura del negativo a una cultura del positivo». 

Don Momigli ha lavorato per l’interazione e l’integrazione dei cittadini presenti sul territorio, indipendentemente dalla nazionalità di provenienza. Un’esperienza unica nel suo genere, che ha fatto maturare tutta una classe politica nuova che mette insieme i piccoli numeri, la legalità, l’informazione, un tavolo di confronto aperto a tutti per trovare soluzioni condivise. Oggi, anche grazie alla sinergia tra don Momigli e l’allora sindaco Chini, il Comune di Campi Bisenzio è un modello di integrazione possibile. Quando don Momigli è arrivato a San Donnino, invece, la classe politica fiorentina e toscana era ancora incerta su come affrontare i grandi numeri della presenza cinese in una piccola frazione di territorio. Con la sua azione, Don Momigli ha contribuito anche a una più matura presa di coscienza. Tanto che presto la Regione recepisce i suggerimenti di Comune e Parrocchia e vara il primo progetto d’intervento, con la barra puntata sull’integrazione, chiamato: «Sole d’Oriente». 

L’impegno di Don Momigli si è mosso solo apparentemente verso la comunità cinese, ma capillarmente e sostanzialmente ha operato per l’intera comunità locale, che ha sempre tenuto come riferimento in ogni singola scelta. Grazie ad un paziente dialogo sono state messe le basi per una positiva interazione, dalla quale sono emersi anche imprenditori cinesi con caratteristiche nuove e la nascita di più di un’associazione di cittadini cinesi con cui collaborare. I cittadini cinesi presenti sul territorio hanno capito che andava diminuita la pressione, ovvero la loro forte presenza su una piccola porzione di territorio e che la legalità viaggiava di pari passo alla rivendicazione dei loro diritti. Nel maggio del 1994, neanche tre anni dopo che don Momigli era arrivato, il Comune “certifica” che l’allarme rosso Chinatown è ormai alle spalle, anche se resta molto da fare. A questo risultato ha contribuito anche l’intuizione maturata dal sindaco Chini e da don Momigli di arrivare alla costituzione di un Consolato generale cinese a Firenze. Per facilitare questa costituzione, alcune iniziative del futuro consolato sono state ospitate in parrocchia. Grazie anche alla collaborazione dei cinesi desiderosi di trovare una condizione sociale più regolare, ma rischiando possibili ritorsioni, il sindaco Chini e don Momigli hanno aiutato le nostre forze dell’ordine a combattere le varie illegalità e a stroncare traffici illeciti di ogni tipo.

Il 2 ottobre 2016, dopo 25 anni, don Momigli ha lasciato San Donnino. Sarebbe tuttavia riduttivo limitare l’azione di Don Momigli alla pur importante questione dell’integrazione. Lui, come ha fatto spesso relativizzando il suo ruolo, direbbe: «Sono un prete che opera per la sua comunità, l’attenzione non va posta su di me, ma su quello che ha animato e mosso il mio lavoro».

Dopo aver passato un anno a celebrare per la Comunità Monastica di Gerusalemme, alla Badia Fiorentina in Via del Proconsolo (Fi) e tre anni a Santa Cristina a Pancole (Comune di Greve in Chiati), oggi don Giovanni Momigli è parroco della parrocchia di Santa Maria a Scandicci e mantiene l’incarico di Direttore dell’Ufficio diocesano Problemi Sociali e Lavoro.

Il 27 febbraio 2017, al termine della presentazione del libro di Luigi Ceccherini “La rivoluzione di don Momigli”, nella Sala Gonfalone, Palazzo del Pegaso, il Presidente del Consiglio Regionale, Eugenio Giani, assieme alla Consigliera Monia Monni, consegna a don Momigli il premio Pegaso della Regione Toscana.

Il 16 maggio 2017, a don Giovanni Momigli, è stata conferita la cittadinanza onoraria di Campi Bisenzio, nella sala consiliare Sandro Pertini del palazzo comunale. 

Per descrivere la sua azione pastorale don Giovanni Momigli, spesso cita una frase scritta da Joseph Ratzinger nel 1967: «Essere cristiani […] non è un carisma individuale, bensì sociale. Non si è cristiani perché soltanto i cristiani giungono a salvarsi, ma si è cristiani perché la diakonia cristiana è significativa e necessaria nei confronti della storia»