Sacre Ceneri- Inizio dellla Quaresima: Gl 2,12-18 Sal 50 2Cor 5,20-6,2 Mt 6,1-6.16-18
La liturgia di questo mercoledì delle Ceneri ci introduce nella Quaresima con le parole del profeta Gioele, per richiamare ciascuno di noi alla necessità di convertirsi in profondità: «Ritornate a me con tutto il cuore» (2,12).
Non si tratta di una semplice conversione a cose da fare, che può rimanere superficiale e transitoria, sentimento fugace di un momento, ma di una precisa volontà, che si concretizza in gesti che esprimono il pentimento per aver abbandonato il Signore o per non averlo sufficientemente accolto.
Le parole «con tutto il cuore» indicano un itinerario spirituale, che riguarda il luogo più intimo della nostra persona, nel quale maturano le nostre scelte.
Ritornare a Dio «con tutto il cuore» è una chiamata non solo per le singole persone, ma per l’intera comunità: «Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo» (2,16).
La profondità e la radicalità della conversione è espressa anche dall’affermazione successiva: «Laceratevi il cuore e non le vesti» (2,13).
La conversione non può ridursi a propositi generici, a piccole rinunce che di fatto non intaccano l’essenza del nostro pensare e del nostro agire, non incidono nel profondo della nostra coscienza, che non sono espressione di vero pentimento e di un’effettiva volontà di cambiamento.
Il ritorno a Dio richiede un coinvolgimento globale, totale, integrale: «Dov’è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).
Nell’attuale fase sinodale, nelle nostre parrocchie è certamente necessario mettersi in ascolto degli altri e aprirsi a relazioni diverse e significative, per ricostruire il tessuto relazionale delle nostre comunità. Ma è anzitutto indispensabile trovare occasioni di ascolto della Parola di Dio.
È necessario ascoltare la parola di Dio per prestare maggiore attenzione agli altri e per ascoltare correttamente quello che davvero abita il nostro cuore, se non vogliamo che le nostre idee e le nostre visioni religiose rischino di rappresentare un impedimento all’accoglienza di Cristo e del suo vangelo.
In Quaresima, ad esempio, molte persone sono solite fare piccole rinunce. La rinuncia a un cioccolatino può essere una buona cosa se, ad esempio, il cioccolatino a cui rinunciamo lo doniamo a un bambino. Ma non è certamente la piccola rinuncia, da sola, che ci conduce a volgere lo sguardo al Signore e a rinnovare la fiducia nella sua presenza e nella sua azione.
Nel brano del vangelo che abbiamo ascoltato, in relazione alle nostre priorità e al nostro amore, il Signore distingue due tipi di ricompensa: la ricompensa presso il Padre e la ricompensa presso gli uomini.
Quella del Padre è ricompensa vera, definitiva, eterna: è lo scopo della vita. Il riconoscimento che viene dagli uomini, compresa l’autogratificazione per le rinunce che riusciamo a fare, è superficiale, transitoria e, spesso, anche falso.
Le ceneri ci ricordano che tutto quello che è visibile è transitorio e, come la polvere, viene portato via da un po’ di vento.
La Quaresima è un tempo donatoci per camminare, un passo dopo l’altro, verso la Pasqua, verso ciò che è vita piena, verso la ricompensa presso il Padre. È un cammino di guarigione e di comunione.
Purificati dall’ipocrisia dell’apparenza, la preghiera, il digiuno e l’elemosina, trovano la loro vera dimensione e contribuiscono a rigenerare un rapporto vivo con Dio, con gli altri e con noi stessi.
La Quaresima è una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. L’abbassamento del capo che oggi facciamo per ricevere le ceneri ci invita ad abbassarci ancora di più per lavare i piedi dei fratelli e alle sorelle.
In questo giorno di digiuno e astinenza, mentre chiediamo il dono della vera conversione, imploriamo da Dio anche quella pace che gli uomini da soli non riescono a raggiungere e a costruire.