Don Giovanni Momigli

Riflessione Domenica delle Palme – 2 aprile 2023

Domenica delle Palme anno A: Is 50,4-7   Sal 21   Fil 2,6-11   Mt 26,14- 27,66

In questa giornata, più che fare tanti commenti è utile fermarsi a contemplare l’intero racconto della passione che ci presenta l’evangelista Matteo.

Il protagonista dell’intero racconto, ovviamente, è Gesù, sofferente e determinato ad andare fino alle estreme conseguenze della sua scelta di amore e di fedeltà. E poi si incrociano molti volti.

I volti dei suoi discepoli, che non riescono a tenere il passo: travolti dagli avvenimenti, vivono tutte le contraddizioni della tragica realtà in cui si trovano.

Giuda, uno dei Dodici, consegna Gesù per trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti, condannando così sé stesso al rimorso, alla solitudine di fronte alla colpa e alla disperazione fino al suicidio.

Pietro, il primo dei Dodici, promette di non rinnegare il Maestro, neppure se questo dovesse costargli la vita. Con la sua audacia, arriva da solo fino al cortile del sommo sacerdote, ma bastano poche domande a spaventarlo, a fargli negare qualsiasi legame con Gesù.

Giacomo e Giovanni, due dei Dodici, assieme a Pietro accompagnano Gesù nella prova del Getsemani, scelti da lui per essergli vicino in questo passaggio doloroso. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Si addormentano: i loro occhi si fanno pesanti per la stanchezza, per la tristezza, per l’incapacità di comprendere e di sostenere quello che accade.

Nel racconto ci sono anche volti che esprimono indifferenza, mediocrità e vigliaccheria, come quello di Pilato, che consegna Gesù ai Giudei lavandosene le mani. Volti inferociti, come quelli della folla che urla in favore di Barabba. Volti spietati dei soldati che lo picchiano e deridono, dei ladroni crocifissi con lui che lo insultano, dei capi giunti fino al Golgota per sfidare Gesù a scendere dalla croce e per occuparsi poi di sigillare il suo sepolcro, ponendo i soldati a guardia e mettere la parola “fine” a quella storia strana di un ebreo considerato anticonformista, ribelle e bestemmiatore.

Non mancano, però, neppure il volto sorpreso di Simone di Cirene che, pur costretto, allevia per qualche metro il peso di Gesù; il volto ammirato del centurione, che per primo – pur essendo pagano – crede che Gesù è Figlio di Dio. E ci sono i volti impietositi delle donne che guardano da lontano la scena del Golgota e accompagnano poi Gesù alla tomba. E il volto di Giuseppe di Arimatea, che assicura a Gesù una degna sepoltura.

Se ci pensiamo, anche il nostro volto assume ogni tanto i tratti induriti di chi osteggia Gesù o quelli impauriti degli amici che lo abbandonano. E anche i tratti inteneriti dei suoi ammiratori e degli amici che lo seguono.

La storia però non finisce con la croce e al sepolcro.

Il volto del Padre, che in questo percorso sembra assente, si mostrerà in un’esplosione di vita inaspettata: la risurrezione!

Don Momigli

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