Signore Gesù, il grande mistero della tua nascita è descritto dall’evangelista Luca con poche parole: Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7).
Le parole di Luca mi fanno pensare che, in molte situazioni, anche oggi Maria e Giuseppe avrebbero difficoltà a trovare posto, specialmente dove è forte il fragore delle armi, il pianto dei bambini, le sofferenze dei profughi, il lamento dei poveri, le lacrime del lutto in tante famiglie. Ma è proprio in queste situazioni c’è bisogno della tua nascita.
Mi viene pure da pensare a quelle famiglie, a quei lavoratori e a quegli studenti che ogni volta bussano a una porta si sentono dire che per loro non c’è posto, a causa di un mercato abitativo non adeguato alle trasformazioni di questo tempo e drogato da una rendita sempre più vorace.
Per coltivare un progetto di vita, oltre al luogo dove abitare, sono necessari rapporti positivi e un lavoro dignitoso e sicuro. Ma anche questi sono assai problematici. La socialità è fortemente minata da un individualismo selvaggio, il lavoro per molti è a rischio e la sicurezza sul lavoro è tutt’altro che garantita, come drammaticamente testimoniano il crollo al cantiere Esselunga di Firenze e l’esplosione al deposito Eni di Calenzano, che in pochi mesi hanno profondamente ferito l’intera città metropolitana di Firenze.
Caro Gesù, facciamo fatica a trovare un posto per te anche nel nostro cuore e nelle nostre relazioni. Abbiamo svuotato il senso e l’identità del tuo Natale, inventando un “natale” tutto nostro. Abbiamo sostituito gli auguri con un generico buone feste e confinato il “natale” – più esattamente la “magia del Natale”, “Natale insieme”, “atmosfera del Natale” come recitano alcuni slogan pubblicitari – in ambito commerciale, pur se è difficile trovare il presepe sugli scaffali, a fianco degli abbondanti addobbi natalizi, perché gli acquirenti sono sempre meno.
Il Natale del consumo non ha certo le tue sembianze: non parla di senso della vita, né di vita eterna; rende retorici i nostri canti, vuote le nostre parole, soli e aridi nostri cuori.
Tu non sei solo nato, ma sei nato per noi, come annunciano gli angeli ai pastori: «È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11).
Signore Gesù, concedici lo stupore del tuo Natale. Lo stupore per Dio che si fa uomo per comunicarci la vita divina. Riscoprendo te, riscopriremo anche la ricchezza delle relazioni, la forza della speranza e la bellezza della nostra umanità.
Vieni Signore Gesù!
don Giovanni