Don Giovanni Momigli

Preghiera a Gesù che viene

Signore Gesù,

da quando San Francesco lo ha ideato, otto secoli fa, il presepe continua visivamente a ricordarci che un nuovo inizio è sempre possibile, perché tu, nascendo, ti sei fatto compagno di viaggio e cibo di vita.

La tua nascita è un evento che ci supera sempre: chiede di crescere in una più solida intelligenza di fede, interpella la responsabilità di ciascuno nei confronti degli altri, ci sollecita a creare legami, a vivere amicizie e ad aprirsi all’amore.

Guardare i personaggi del presepe mi fa pensare che ogni persona è portatrice di una storia, di una cultura, di un’esperienza, di propri sogni e che ha bisogno di essere guardata in volto, di essere ascoltata e di costruire relazioni autentiche.

Continuo a guardare i personaggi: i miei pensieri si intrecciano e si fanno preghiera. Penso alle persone che, in vari modi, mi sono state maestre e a quelle che non mi hanno mai fatto mancare la loro amicizia. E penso alle molte persone che incontro, che hanno voluto condividere con me le loro difficoltà personali e familiari, le preoccupazioni per il futuro, l’ansia di risposte a domande che non riescono a formulare.

La mia mente va alle persone e alle famiglie che, anche sul nostro territorio, vivono la difficoltà di una ripartenza, dopo essere rimaste vittime di un’esondazione improvvisa. E a quelle persone che non possono pensare a nessuna ricostruzione, perché ancora drammaticamente coinvolte in un conflitto armato alimentato dal non riconoscimento dell’altro e dall’odio, come nella terra in cui sei nato e vissuto, in cui hai parlato di amore e hai donato la tua vita per amore.

Osservando le statuette di Maria, tua madre, e di Giuseppe, suo sposo, penso che, con le loro scelte e con l’amore quotidianamente vissuto, ti hanno accolto e anche educato alla fede e alla maturità umana, alla relazione e all’affettività, aiutandoti a crescere «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52).

Penso che abbiamo bisogno gli uni degli altri, ma non si può delegare a nessun altro quello che, nella nostra unicità, è chiesto a ciascuno di noi. Per costruire un mondo più umano e fraterno e per aiutare le nuove generazioni a crescere positivamente, siamo chiamati a fare quanto è nelle nostre possibilità con passione, intelligenza e apertura all’incontro. È solo con il dialogo che possiamo capire sempre meglio persone, esperienze e situazioni.

Penso che le possibilità di incontro e di ricerca vengono ridotte dalla dilagante sovrapposizione di monologhi, sempre più assertivi e aggressivi, e dai tentativi di eclissare la memoria. Anche la volontà di occultare la festa della tua nascita dallo spazio pubblico, motivata con il rispetto per chi ha un pensiero o un retroterra diverso da quello cristiano, di fatto finisce per favorire i rapporti esistenzialmente non coinvolgenti, perché inibisce chiunque a presentarsi con tutto il suo bagaglio.

Signore Gesù, la tua nascita illumini le nostre menti, scaldi il nostro cuore e ci renda capaci di amore e di vita nuova.

Vieni Signore Gesù!

don Giovanni

 

ARTICOLO PIANANOTIZIE 24-12-23

 

La Nazione 31-12-23

Don Momigli

condividi questo post

Facebook
Twitter
Pinterest