Veglia Pasquale – Sabato 19 aprile 2025
La Veglia che stiamo vivendo, con la quale si conclude del Triduo Pasquale iniziato con la Messa in Coena Domini giovedì pomeriggio, è il centro di tutto l’anno liturgico e il cuore della vita e della fede della Chiesa e di ogni cristiano.
La liturgia di questa notte, infatti, ci porta all’essenza del mistero della fede e lo esprime con simboli, gesti e parole: Gesù Cristo, il crocifisso, è risorto.
Questa Veglia si svolge in quattro momenti principali fortemente intersecati fra loro: il fuoco nuovo e la liturgia del cero, simbolo della luce del Cristo risorto; l’abbondante proclamazione della parola di Dio, per fare memoria della storia della salvezza; l’acqua e il rinnovo delle promesse battesimali, che ci rendono partecipi del dinamismo pasquale; il pane e il vino eucaristici, sacramento della Pasqua.
Il filo conduttore che caratterizza l’intera celebrazione è il passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.
Secondo un’antica tradizione ebraica, era notte quando Dio creò il mondo: «Sia la luce!». E la luce fu» (Gen 1,3). Era notte quando Abramo viene chiamato a sacrificare il figlio Isacco: «Guarda in cielo e conta le stelle…Tale sarà la tua discendenza» (Gen 15,5). Ed era notte quando Israele passa illeso attraverso il mare, fermandosi all’alba sull’altra sponda di fronte all’esercito del faraone ormai annientato (Cfr Es 14).
Da cristiani possiamo aggiungere che era notte quando le donne vanno al sepolcro, scoprono che è vuoto e, da due uomini in abito sfolgorante, viene detto loro «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5).
È notte anche oggi nel mondo. L’umanità sembra avere smarrito il senso del vivere e le ragioni della convivenza, il valore e la dignità di ogni vita umana. Ciascuno ricerca quello che ritiene essere il proprio vantaggio, con ogni tipo di mezzo, compresa la conflittualità e la guerra, e assecondando chi si presenta promettendo impossibili soluzioni a busso costo facendo pagare il costo ad altri.
Ma anche nella notte che avvolge il mondo in cui viviamo rifulge la luce e la forza della risurrezione del Signore Gesù.
Per poter riconoscere e accogliere il Risorto, però, il cammino non è semplice: il primo passaggio è dato dalla tomba vuota, dall’assenza del suo corpo, e dall’iniziale incredulità, come quella dei discepoli
L’evangelista Luca racconta che le donne annunciarono quello che avevano visto e udito agli unici, aggiungendo: «Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse» (Lc 24,11).
Gesù è risorto, ma neppure gli apostoli ci credono. Tuttavia, Pietro: «si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto» (Lc 24,12).
Davanti alla tomba in cui è stato sepolto Gesù crocifisso, che ora si presenta vuota, nascono differenti sentimenti e ragionamenti.
C’è l’incertezza e la perplessità di chi ha visto Gesù morire e non riesce ad aprirsi alla possibilità di un mistero umanamente inspiegabile.
C’è l’incredulità di chi è chiuso nella propria delusione e non si fida di una parola che è al di fuori di ogni possibilità umana.
C’è lo stupore di chi vede un segno che dentro di sé percepisce straordinario, ma non riesce a leggere e dargli un senso.
E c’è il risvegliarsi della memoria, come avvenuto alle donne che sono andate al sepolcro: «Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”» (Lc 24,6).
L’ascolto costante della parola di Dio e la fedeltà nel seguire Gesù, permettono sempre di superare il dolore e lo smarrimento della vita, anche quello generato dalla morte.
Vivendo la Pasqua possiamo cambiare noi stessi e possiamo cambiare il mondo, perché ci viene trasmessa quella speranza che illumina, dando un senso nuovo alla vita, e che genera scelte e comportamenti nuovi.