Natale del Signore 2024 – Messa della Notte (Is 9,1-6 Sal 95 Tt 2,11-14 Lc 2,1-14)
Mentre Cesare Augusto manifesta la sua potenza indicendo un «censimento di tutta la terra» (Lc 2,1), il Verbo – che in principio era presso Dio ed era Dio e che senza di lui niente è stato fatto di tutto quello che esiste, come afferma l’evangelista Giovanni (cfr Gv 1,1-2) – entra nel mondo quasi di nascosto e in un luogo che sembra determinato solo da scelte umane.
Giuseppe «apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta» (Lc 2,4-5) e giunge, assieme a molta altra gente, nella «città di Davide chiamata Betlemme» (Lc 2,4)
Ed è a Betlemme che Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7).
Al di là della storicità del censimento e della nascita di Gesù a Betlemme, l’intenzione dell’evangelista Luca non è quella di esaltare il potere dell’imperatore, che fa muovere le persone da un posto all’altro per potersi censire, ma di mostrare che Dio realizza sempre le sue promesse, anche usando le piccolezze e le ambizioni degli uomini.
Il censimento voluto da Cesare Augusto è solo uno strumento nelle mani di Dio: Gesù nasce a Betlemme come aveva annunciato il profeta Michea (cfr 5,1-2).
Nel corso degli anni, la storia dimostra che molte cose sono cambiate e continuano a cambiare. Nella fase storica che ci è dato di vivere i cambiamenti sono profondi, sempre più veloci e pervasivi, tanto che spesso non ci rendiamo neppure conto di quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi.
Nonostante questi cambiamenti, sembra che alcune costanti rimangano, come la convinzione degli uomini di poter determinare il destino del mondo, pur nella chiara impossibilità di determinare il proprio personale destino: nessuno può decidere su quello che avverrà e quanto vivrà.
In questa fase storica sembra che la maggior parte delle persone stiano andando verso il domani nell’incertezza del presente e senza sogni.
Chiusi nel privato si aspetta non si sa bene che cosa: manchiamo di progetti per il futuro e non sappiamo neppure immaginarlo; al massimo cerchiamo di difenderci da un domani che ci appare oscuro.
Il rischio che corriamo è di non riuscire a sintonizzarsi con il Natale di Gesù, riducendo tutto a una serie di riti, pagani e religiosi, incapaci di predisporci ad accogliere colui che nasce.
Dolore e delusione, individualismo e indifferenza, ci impediscono di accogliere il vero annuncio del Natale. Il brillare delle luci nelle nostre città e nelle nostre case troppo spesso nasconde una diffusa rassegnazione, la mancanza di vera speranza.
La celebrazione del Natale, però, continua a ricordarci che «Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).
Dalla grotta di Betlemme ancora una volta ci viene proclamato l’annuncio che rigenera il cuore di ogni persona e dell’umanità intera: «È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11). Gesù nasce e nasce per noi.
Tutti abbiamo bisogno di immergerci nel mistero di Cristo, per ri-orientare la vita, per nutrire e irrobustire la speranza.
Ogni difficoltà può essere vissuta ed accettata con speranza se abbiamo una meta, se questa meta è così grande da giustificare la fatica.
La mancanza di speranza segnala la debolezza, se non addirittura la mancanza, della fede e l’affievolirsi dell’amore. Senza speranza ci si chiude a tutto e a tutti e affoghiamo in un presente senza senso, nell’effimero e nel buio esistenziale.
La speranza cristiana non è semplice ottimismo, ma ha un nome e un volto: quello di Gesù Cristo. Ecco perché Natale è la festa della speranza. Ed ecco perché, in un mondo avaro di speranza, papa Francesco chiede che il Giubileo appena iniziato con l’apertura della Porta Santa si svolga nel segno della speranza.
Ricordando che «la speranza non delude» (Rm 5,5), papa Francesco auspica che questo Giubileo «possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, «porta» di salvezza (cfr. Gv 10,7.9)» (SNC, 1).
Questo Natale può essere per ciascuno di noi l’occasione per un incontro vivo e personale con Gesù. Un’occasione che ci fa riacquistare la forza di guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante: Cristo è nato per noi.
Buon Natale!