Natale del Signore 2024 – Messa del giorno (Is 52,7-10 Sal 97 Eb 1,1-6 Gv 1,1-18)
«In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1,1,). Le letture che abbiamo ascoltato sembrano distanti dal clima natalizio del presepe.
Non ci sono riferimenti a una stalla, non si parla di un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, non c’è traccia del canto degli angeli e dell’annuncio ai pastori della nascita del Salvatore.
Le letture di questa celebrazione non ci narrano avvenimenti, ma ci guidano dentro il mistero del Natale, rispondendo a una domanda: Chi è colui che è nato? Chi è questo Bambino?
La risposta è chiara: nel bambino nato da Maria, che l’evangelista Luca descrive deposto nella mangiatoia, la lettera agli Ebrei contempla la maestà e la gloria di Dio e l’evangelista Giovanni ci dice essere il Verbo eterno del Padre, il Verbo della vita: «senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste» (Gv 1,3).
Il Verbo di Dio è sceso nelle pieghe della nostra umanità, si è reso fragile e raggiungibile, per rivelarci il Padre e per la nostra salvezza: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18).
L’occhio umano è incapace di vedere Dio, per la Bibbia si può solo contemplare la sua gloria, i segni della sua presenza, le sue azioni in favore del popolo. Ora è possibile vedere il Padre, contemplando il Figlio: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14,9), dice Gesù a Filippo.
L’evangelista Giovanni ci fa contemplare l’avventura umana del Verbo di Dio, sintetizzando nel prologo tutto quello che poi scrive nel suo Vangelo: Gesù inviato del Padre, sorgente di vita, luce del mondo, pieno di grazia e di verità, nel quale si rivela la gloria del Padre.
Giovanni non nasconde che la venuta del Verbo nel mondo ha anche risvolti drammatici. Dopo l’esplosione di un grido di gioia, «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,9), subito aggiunge: «Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure, il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,10-11).
Il dramma descritto dall’evangelista consiste nel rifiuto, nell’opposizione, nella chiusura delle donne e degli uomini nei confronti del Verbo venuto tra noi.
Il Verbo di cui parla Giovanni è la luce vera che fa vedere l’insignificanza e l’ingannevolezza dei nostri bagliori, contrasta le menzognere luci del mondo, smaschera le false luci dell’avere che tante volte ci conquistano e le ingannevoli luci dell’ipocrisia e dell’apparire.
Più di quattro secoli fa, giocando con le parole, Shakespeare, diceva: il teatro a forma di mondo e il mondo come un grande teatro.
Le luci della ribalta spesso illudono facendo credere ciò che non è: in certi momenti della nostra vita, ci portano perfino a convincerci di essere quello che cerchiamo di sembrare.
La luce vera non è quella di un’idea o di una bella intuizione, ma quella che proviene dal figlio di Maria, nato per noi: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Nel Verbo fatto carno, Dio cammina con noi e nutre la nostra speranza.
Affermando che il Verbo si è fatto carne, Giovanni non dice semplicemente che ha preso un corpo fragile e mortale, ma che è divenuto uno di noi, con sentimenti, passioni, emozioni, fatica, stanchezza, condizionamenti culturali…
Ecco la grande sfida del Natale: guardare l’umanità del Figlio di Dio e riconoscere in lui l’immensa dignità di ogni essere umano, chiamato, in Cristo, a partecipare alla vita divina.
Il Giubileo che si è aperto ieri sera, è un’occasione preziosa per fare il punto della nostra vita, sia come singole persone che come comunità, mettendosi in ascolto di quello che lo Spirito Santo ci dice nell’oggi della nostra vita.
Buon Natale!