Prima domenica di Quaresima anno C (Dt 26,4-10 Sal 90 Rm 10,8-13 Lc 4,1-13)
Gli evangelisti sono piuttosto riservati sui momenti in cui Gesù si ritira in solitudine per vivere in modo più inteso l’incontro con il Padre. Generalmente si limitano a menzionarli, annotando che si ritirava spesso nella solitudine, lasciando i suoi discepoli.
L’unica occasione in cui Matteo, Marco e Luca si soffermano, con una descrizione che segna l’importanza dell’avvenimento, è quella riferita all’inizio del ministero di Gesù, quando, dopo il battesimo di Giovanni, è “guidato” dallo Spirito nel deserto.
È in questo deserto che Gesù compie scelte decisive, tanto che, quando giungerà il momento, entra determinato nella sua passione (cf. Lc 22,51): le scelte maturate nel deserto troveranno pienezza sulla croce che conduce alla risurrezione.
Il discepolo che non ha maturato le scelte fatte da Gesù, davanti allo scandalo della passione e la morte del Signore, rischia di cadere, come avvenuto a Pietro (Lc 22,31-32).
Le parole con le quali Luca termina il racconto delle tentazioni, ci fanno capire che le tentazioni non sono mai vinte una volta per tutte: puntualmente si ripresentano in ogni fase della vita, specialmente nelle fasi decisive: «Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato» (Lc 4,13).
Il tempo a cui si riferisce l’evangelista è quello della passione e della croce, dove – come nel deserto – si ripresenta la tentazione del miracolistico: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso» (Lc 23,35).
L’orizzonte del cammino quaresimale sono gli avvenimenti della Pasqua. Un orizzonte che mobilita ognuno di noi per affrontare, al seguito di Gesù Cristo, la lotta quotidiana in vista del combattimento decisivo.
La lotta, come concetto e come esperienza, è inevitabilmente legata alla tentazione: non si esaurisce in un momento, ma accompagna tutta la vita, quella di Gesù e anche la nostra.
La risorsa di Gesù è la fiducia nel Padre, a cui si è affida totalmente, fino all’ultimo respiro: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,45)
Satana lo sa bene e tenta di far vacillare questa fiducia che Gesù ripone nel Padre, cercando di portarlo a far ricorso alle sue risorse divine, per manifestare in modo spettacolare il suo essere figlio di Dio de evitare la via della croce.
Gesù non è venuto per affermare sé stesso, assumendo la logica perversa che domina le relazioni in questo nostro mondo. E per fronteggiare il diavolo (= divisore), Gesù attinge e si lascia orientare dalla parola di Dio.
La Parola di Dio, per Gesù, non è uno scudo miracoloso, una bacchetta magica che esonera dai frangenti difficili, ma nutrimento di vita e per la vita.
Il discepolo che vuole seguire Gesù non può limitarsi a conoscere la Scrittura. Il racconto di Luca ci dice che anche Satana conosce la Bibbia e cerca di utilizzarla per i suoi scopi, facendo capire che ci può essere un ricorso “diabolico” alla Bibbia.
Non basta conoscere, approfondire e citare la parola di Dio: bisogna mettersi in sintonia con l’amore di Dio e avere il desiderio di fare la sua volontà, costi quel che costi.
Come nella vita di Gesù, anche nella nostra vita, la tentazione ritorna soprattutto nei momenti difficili e in quelli in cui siamo più deboli. Ma non siamo mai soli nella lotta.
La vita ci mette continuamente alla prova, davanti a situazioni in cui dobbiamo scegliere e a momenti in cui la nostra fiducia in Dio è messa in discussione. Ed è in questi momenti che viene fuori quello che realmente siamo, quello in cui realmente crediamo e il livello della nostra reale fiducia nel Padre.
Il cammino quaresimale ci chiede anzitutto di accettare la nostra fragilità, di rifondare la nostra vita su qualcosa di diverso dal nostro io, di educarci alla fiducia nel Padre nutrendoci della sua parola