Don Giovanni Momigli

Omelia domenica 29 settembre 2024

Ventiseiesima domenica Tempo Ordinario anno B: (Num 11,25-29   Sal 18   Giac 5,1-6   Mc 9,38-43.45.47-48)

La prima lettura ci presenta Dio che distribuisce parte dello Spirito che era su Mosè sopra 70 anziani, compresi Eldad e Medad assenti all’incontro. Nonostante le preoccupazioni di un giovane e la richiesta di Giosuè di impedire loro di profetizzare, Mosè, senza alcuna gelosia, riconosce che lo spirito ricevuto dai due anziani che non avevano risposto alla convocazione è dono di Dio.

Tendiamo sempre a segnare i confini, non solo per difenderci, ma anche per la volontà di controllo e di possesso. Il confine ci consente anche di creare un nemico esterno, da indicare come causa dei nostri disagi e delle nostre difficoltà, personali e collettive. L’odierna giornata dei Migranti ce lo fa ben capire.

La tentazione di mettere confini e di dividere fra chi sta dentro e chi sta fuori è sempre presente ed è anche motivo dell’incomprensione e della distanza fra i discepoli e Gesù, come appare chiaro nel brano del Vangelo di oggi.

Giovanni, uno dei primi quattro chiamati, che è stato anche testimone della sua trasfigurazione, dice a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva» (Mc 9,30).

L’eccessivo zelo di Giovanni rivela la sua gelosia nei confronti di Gesù e, al tempo stesso, la pretesa che solo i Dodici siano autorizzati a compiere gesti di liberazione nel suo nome.

Giovanni rappresenta la voce dell’appartenenza rigida, delle identità chiare, dei confini netti, la pretesa di possedesse l’esclusiva di compiere il bene.

Deve far riflettere il fatto che non sono i maestri, ma i seguaci, a volere una divisione netta fra chi è dentro e chi è fuori dal recinto dei discepoli, come appare dalla prima lettura e dal Vangelo.

Sia Mosè che Gesù disarmano il potenziale conflittuale, la pretesa di possesso, l’arroccamento su posizioni identitarie chiuse: il bene è bene chiunque lo compia, perché viene da Dio. «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!» (Nm 11,29); «chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,40).

Mosè e Gesù non permettono che Dio venga ideologicamente circoscritto dentro steccati, barriere, teorie che più delle volte sono costruite sul senso di insicurezza e sulla paura.

Gesù dopo aver risposto a Giovanni, allarga il discorso e con fermezza invita a volgere lo sguardo non tanto sugli altri, per verificare la loro ortodossia, quanto su sé stessi, per vedere il male che sta dentro di noi e che va tagliato con decisione, per camminare nella libertà.

L’immagine del tagliare, che Gesù usa anche in altre occasioni, evoca la potatura dell’albero, necessaria per rendere l’albero più fecondo, anche se sul momento può sembrare una violenza esercitata sulla pianta.

Difficilmente ci soffermiamo per vedere che cosa non funziona, che cosa va tagliato dentro di noi: non vogliamo metterci in questione né metterci seriamente in gioco nel nostro percorso spirituale e sociale. È molto più semplice pensare che il problema sia fuori.

La chiamata di Gesù, se accolta, impegna a guardare prima di tutto dentro noi stessi, a impegnarci nella esigente lotta contro le ingiustizie, ad avere uno sguardo stupito verso i piccoli segni di bontà che fioriscono nella vita degli altri.

La vera conversione non consiste, prima di tutto, nel cambiare vita, ma nello scoprire che Dio agisce nella nostra esistenza, che ci interpella al di là delle nostre costruzioni e delle nostre intenzioni.

Lo scandalo è una cosa seria. Dare scandalo significa compiere il male e costituire un impedimento, un ostacolo serio sul percorso che conduce alla vita eterna. Le parole severe di Gesù non contraddicono la misericordia, ma chiariscono che misericordia non significa connivenza o acquiescenza nei confronti del male.

Richiamando la gravità dello scandalo, Gesù ci mette davanti alla serietà con cui siamo chiamati a compiere le nostre scelte e alla responsabilità delle conseguenze che queste scelte producono, per noi e per gli altri.

Per percorrere le vie del bene, occorre compiere le nostre scelte lasciandoci illuminare dal Vangelo e invocando lo Spirito del Risorto.

Don Momigli

condividi questo post

Facebook
Twitter
Pinterest