Don Giovanni Momigli

Omelia domenica 21 luglio 2024

Sedicesima domenica Tempo Ordinario Anno B (Ger 23,1-6   Sal 22   Ef 2,13-18   Mc 6,30-34)

Gesù dimostra grande tenerezza nei confronti dei suoi apostoli tornati probabilmente stanchi e affaticati dalla missione che aveva loro affidato: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» (Mc 6,31).

L’invito di Gesù rappresenta un insegnamento prezioso per tutti: c’è un tempo in cui si deve riposare, non per fuggire dal proprio dovere, ma per recuperare energie, fisiche e spirituali, ed evitare di lasciarsi travolgere dalle situazioni e dalle cose. E c’è anche bisogno di un certo distacco per comprendere il senso delle esperienze fatte: «gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato» (Mc 6,30).

Ritirarsi in disparte, lontani dalla gente, significa sottrarsi all’attivismo che riempie tutti i buchi della vita togliendo la possibilità di contemplare, di ringraziare, di riposare.

Sottrarsi agli sguardi di chi cerca e attende qualcosa da noi significa staccarsi da situazioni a volte faticose ma anche gratificanti: uscire dal centro dell’attenzione – di cui spesso abbiamo bisogno per sentirci importanti – consente di misurarsi con quello che realmente siamo.

Ma la gente non smette di cercare chi la può soccorrere e guarire: sceso dalla barca, Gesù «vide una grande folla» (Mc 6,34), che li aveva preceduti, avendo capito dove erano diretti.

Decidere è sempre difficile, tanto più quando ci troviamo a dover scegliere tra due cose in sé buone. Non è sempre semplice capire a cosa dare la priorità e il timore di fare la scelta sbagliata è sempre presente. Senza contare che qualsiasi decisione si assuma, qualcuno rimarrà deluso.

Dal brano del vangelo emerge che anche Gesù si trova a dover fare una scelta: stare con gli apostoli, che ha invitato a ritirarsi in luogo deserto per riposare dopo essere tornati dalla missione a cui li aveva inviati; dare spazio alla richiesta della gente che lo insegue per ascoltare da lui una parola di orientamento e di salvezza.

Due situazioni lo interpellano e Gesù deve scegliere. Nel testo c’è una parola chiave che diventa il criterio della decisione: «ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose» (Mc 6,34).

Gesù ha fatto un’opera di discernimento, ascoltando quello che si muoveva dentro di sé, e ha dato priorità alla gente. Ha compassione di una folla anonima, che gli appare come un insieme di pecore disperse, senza pastore. E le pecore che non hanno pastore sono anche continuamente esposte alla voracità dei lupi.

La folla che si trova davanti Gesù rappresenta quell’umanità di cui nessuno si prende cura e che chiede una parola di orientamento e di essere ascoltata.

Oggi, nelle persone, c’è un profondo bisogno di essere ascoltate e accolte per quello che sono, con le loro potenzialità e i loro limiti, con i loro sogni e le loro delusioni, con i loro slanci e i loro smarrimenti, le loro indecisioni e le loro paure.

Di fronte alla scelta di Gesù di mettersi a insegnare alla folla, sul momento gli apostoli ci saranno rimasti mali, forse tra loro lo avranno anche criticato per essere stati trascurati. Ma questa esperienza è formativa: stanno capendo meglio le priorità di Gesù, che debbono essere anche le loro priorità e quelle delle comunità cristiane di ogni tempo.

Le persone che Gesù ha davanti sono come le persone che incontriamo ogni giorno, come singoli e come comunità cristiana.

Le nostre iniziative, i nostri progetti pastorali, le nostre esigenze e quelle dei praticanti assidui non possono diventare prioritarie, come – di fronte alla folla che preme – non si è dimostrato prioritario il bisogno di riposare dei suoi apostoli.

Questo brano ci dice che va riconosciuta la bontà del riposo e quella di fare dei programmi. Ma ci dice pure che la vita ci pone davanti persone e situazioni che non possono essere seconde ai nostri bisogni e ai nostri progetti.

Il criterio dell’agire di Gesù, che siamo chiamati a fare nostro in ogni circostanza e che prevale su tutto, è la compassione.

Don Momigli

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