Don Giovanni Momigli

Omelia domenica 21 gennaio 2024

Terza domenica del Tempo Ordinario – Anno B: Gio 3,1-5.10   Sal 24   1Cor 7,29-31   Mc 1,14-20

Al centro della liturgia di questa domenica della Parola – voluta da Papa Francesco per sensibilizzare il popolo di Dio a una confidenza più sincera e feconda con la Scrittura – risuona l’annuncio di salvezza: «Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino» (Mc 1,14). Un annuncio che esige un cambiamento profondo: «convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,14).

All’inizio di una storia di vocazione – inizio come principio da cui tutto ha origine – c’è sempre una Parola che chiama, mette in cammino, interpella, provoca, turba la quiete e mette in discussione le proprie certezze.

Tutto il libro di Giona, di cui oggi abbiamo ascoltato la conversione dei niniviti e il “ravvedimento” di Dio nella prima lettura, dimostra come la ragionevolezza umana e la religiosità intrappolano in reti e schemi da cui è difficile uscire.

In questo racconto tutti sono disposti a cambiare, ad eccezione di Giona. Dio cambia il suo proposito di distruggere Ninive per le nefandezze che in essa si compiono; gli abitanti di Ninive cambiano la loro vita ascoltando la parola di Dio annunciata da Giona; Giona rimane chiuso nei suoi schemi e non riesce a “digerire” la possibilità della conversione e la misericordia di Dio. Del resto, l’amore inizia dove finiscono le corazze dell’io

Credere al vangelo comporta, anzitutto, un cambiamento della visione che abbiamo di Dio e l’apertura a una nuova relazione con lui.

L’idea che Dio può essere “conquistato” facendo qualcosa per arrivare a lui rende schiavi di un attivismo religioso che arriva perfino a pensare che tutto sia frutto dal nostro protagonismo.

La buona notizia, il vangelo, invece, ci dice che è Dio che per amore si è fatto vicino: si è fatto addirittura come noi. E la nostra vera “attività” consiste nell’accoglierlo nella fede.

Gesù parla a persone religiose. L’invito alla conversione non è quello di passare dal nulla a Dio, dall’ateismo al religioso. È piuttosto un invito a cambiare mentalità, a passare dal religioso al credente, andando oltre il pensiero abituale e convenzionale su Dio e sul mondo.

Il Regno di Dio, caratterizzato da una logica relazionale fondata sull’amore di Dio per noi, è una realtà nella quale già ci troviamo a vivere ed è anche una chiamata alla conversione.

Convertirsi consiste nel volgere cuore e mente verso Gesù: accoglierlo e andare dietro a lui per far nostro il suo modo di pensare e per plasmare della logica del Regno le scelte di ogni giorno.

«Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17). Gesù non propone un ideale o un progetto. Non chiede una serie di pratiche religiose. Invita a mettersi dietro di lui, vivendo una relazione particolarissima.

Quello che induce le due coppie di fratelli pescatori a seguire subito Gesù, quindi, non è un’idea, ma il fascino di uno sguardo, l’attrazione di una persona.

Gesù continua a passare anche in questo nostro tempo, anche nella vita di ciascuno di noi. Passa e chiama mentre siamo immersi nella nostra vita quotidiana, nel nostro lavoro.

Ci chiama e ci chiede di credere al vangelo. Di convertirsi, con quei piccoli e grandi cambiamenti che rendono la vita migliore, perché più libera, più buona, più vera.

Chiede di lasciarlo entrare nella nostra vita e di accogliere anche le persone alle quali ci manda, per essere tutti più liberi dagli schemi precostituiti e dalle molteplici reti in cui siamo finiti.

Le reti dei nostri capricci e delle nostre abitudini, anche religiose. Le reti della cultura individualista che ci rendono incapaci di vera relazione e che ci portano a “stare” alla preghiera liturgica assolutizzando la nostra particolarità, svuotando così la dimensione comunitaria, costitutiva della preghiera corale. E tutte le altre reti, comprese quelle dell’ambiente digitale, dove ci perdiamo in mezzo a giudizi, condanne, critiche.

In ogni momento e situazione può essere utile chiederci con semplicità, che cosa significa sentire su di noi lo sguardo di Gesù e quali sentimenti e atteggiamenti richiede andare dietro a lui, essere suoi discepoli.

In questa domenica la Parola ci viene affidata in modo particolare, per essere ascoltata e custodita: è la roccia salda che sostiene i nostri passi, nella quale Gesù ci invita a “rimanere” (cfr Gv 8,31).

Don Momigli

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