Solennità di Pentecoste anno B (At 2,1-11 Sal 103 Gal 5,16-25 Gv 15,26-27; 16,12-15)
«Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità» (Gv 16,13). Il vangelo non è un testo da imparare e ripetere, ma da accogliere e comprendere in ogni fase della storia e della nostra vita.
«Tutta la verità» che il vangelo contiene si rivela nello scorrere del tempo: proclamato in un’attualità in perenne cambiamento, risuona in modo sempre nuovo.
Alla luce dello Spirito ascoltiamo e proclamiamo quanto scritto nella Bibbia non con la staticità di chi ritiene già di conoscere, ma come la bussola indispensabile, che indica continuamente la direzione da prendere.
Guidati dallo Spirito, come singoli credenti in Cristo e come chiesa, siamo chiamati ad accogliere la continua novità del vangelo, in una fedeltà feconda di creatività.
Il testo che ci è stato proposto come prima lettura, è fondamentale per comprendere come la comunità cristiana delle origini interpreta il mistero della discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa nascente: i segni che accompagnano la venuta dello Spirito a Pentecoste ne rivelano il significato.
Per conoscere gli effetti del dono dello Spirito, il nostro sguardo deve andare anche a quanto viene narrato di seguito a questo evento. Ed è utile anche guardare alle altre tre effusioni collettive dello Spirito, narrate dallo stesso libro degli Atti: a Cesarea, sui pagani nella casa di Cornelio; a Samaria, a conferma del battesimo che i samaritani hanno ricevuto da Filippo; a Efeso, sui discepoli che avevano conosciuto solo il battesimo di Giovanni.
L’essere umano, attraverso i millenni, esce dallo stadio in cui si affida all’istinto ed acquisisce la consapevolezza che la vita umana ha un senso più profondo, che non può essere un affannoso cammino senza direzione e senza orientamenti.
Fa parte di questa consapevolezza, che comprende anche la necessità di regolare la convivenza degli esseri umani, l’elaborazione di leggi e regolamenti che facciano da orientamento e criterio da giudizio.
Per il mondo ebraico i criteri per l’orientamento e il discernimento vengono direttamente da Dio, attraverso il dono della Legge.
Attraverso la Legge ogni israelita scopre quanto sia essenziale ogni atto della sua vita e come il discernimento permetta di non procedere in un barcollare inquieto e incerto, ma di camminare nel tempo scoprendo il senso profondo della vita e crescendo in umanità.
Possiamo così comprendere quanto sia importante per gli ebrei la Pentecoste: festa del dono della Legge che Dio ha consegnato a Mosè sul monte Sinai.
Gli Atti narrano che proprio nel giorno di Pentecoste avviene l’evento straordinario del dono dello Spirito, che non è più una legge esterna, pur data da Dio come quella al Sinai, ma è lo stesso spirito del Risorto che viene ad abitare, animare e orientare dall’interno ogni persona.
I discepoli di Gesù vengono «colmati di Spirito Santo» e cominciano a «parlare in altre lingue, nel modo con cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,4). Intorno a loro c’è gente proveniente da tutte le parti del mondo e «ciascuno li udiva parlare nella propria lingua» (At 2,6).
Uomini, finora sfiduciati e paurosi, scendono in strada e proclamano «le grandi opere di Dio» (At 2,11) a un gruppo di persone che provengono da regioni diverse: la loro parola è capace di entrare in dialogo con la cultura di ciascuno dei presenti e tutti li sentono parlare «nella propria lingua» (At 2,6).
Il contesto fortemente plurale in cui viviamo, dove è assai ridotta la rilevanza dell’esperienza ecclesiale, sembra indurre un numero crescente di credenti a chiudersi in comunità impermeabili al mondo e a vivere un devozionismo individualistico e deresponsabilizzante.
Al di là delle parole, un simile atteggiamento dimostra che, di fatto, non si crede alle parole di Gesù che promette il dono del «Paraclito» (Gv 15,26), colui che esorta, incoraggia, sprona, consiglia e, al tempo stesso, protegge, affianca e soccorre.
L’orizzonte della fede è ampio e, nella forza dello Spirito, chiede di immergersi ogni giorno nella realtà della vita, misurando in essa la nostra fedeltà al Vangelo. Una fedeltà dinamica, libera, aperta e coraggiosa, resa possibile dal dono dello Spirito che oggi invochiamo con maggiore intensità.