Don Giovanni Momigli

Omelia Celebrazione per il Mondo del Lavoro nel 70° Anniversario della Messa don Cuba sul Kilimangiaro.

Celebrazione per il Mondo del Lavoro nel 70° Anniversario della Messa don Cuba sul Kilimangiaro: San Salvatore a Monte – 10 settembre 2024 (1Cor 6,1-11   Sal 149   Lc 6,12-19)

L’avventuroso viaggio don Danilo Cubattoli, per tutti don Cuba, per sua scelta ebbe inizio per la festa della Liberazione: 25 aprile 1954.

Da Firenze fino in Tanzania, toccando anche la Terra Santa e il sacrario di El Alamein: un’avventura fatta a bordo di un motociclo, in compagnia di Steve Ugolini e con il sostegno del Sindaco Giorgio La Pira, che gli affidò lettere da consegnare ai governanti e ai reggenti degli stati attraversati.

Un viaggio in moto di oltre 19mila chilometri, facendo a piedi la salita fino alla vetta del Kilimangiaro, la più alta montagna d’Africa, dove l’11 settembre 1954 celebrò la Santa Messa per tutti i lavoratori del mondo.

A settanta anni da quell’evento, l’Associazione Don Cuba – con l’adesione di CGIL-CISL-UIL, le ACLI e l’MCL – ha voluto che ci ritrovassimo per celebrare insieme l’eucaristia per tutti i lavoratori e per ravvivare “l’attenzione di don Cuba e della Chiesa per il mondo del lavoro”.

Il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice che «Gesù se ne andò sul monte a pregare» (Lc 6,13). Al mattino chiama i dodici apostoli e successivamente, «disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante» (Lc 6, 17) dove si era radunata molta folla per ascoltare la sua parola e presentargli le varie necessità.

Similmente, anche noi siamo saliti sulla collina di san Miniato a pregare, per poi metterci in gioco con le questioni e le sfide vecchie e nuove che interpellano Firenze e l’intera nostra città metropolitana.

Le sfide che abbiamo davanti sono molteplici. Basta pensare alle disuguaglianze crescenti; al lavoro povero; alla difficoltà di trovare un’abitazione, e a prezzi possibili per chi vive del proprio lavoro; al fatto che le dinamiche legate alla rendita rappresentano sempre più un ostacolo alla salvaguardia e alla creazione di lavoro vero, tutelato e dignitoso e alla coesione sociale.

Persone, famiglie e interi settori produttivi sono messi a dura prova dalle tante situazioni di crisi, come quella del comparto moda che, nella piana fiorentina, coinvolge decine di aziende della pelletteria e delle calzature, con riflessi sulla meccanica e su alcune lavorazioni del tessile.

Quella del comparto moda è una crisi che ha bisogno di interventi di sostegno per fronteggiare l’immediatezza, ma che ha soprattutto bisogno di un’attenta e profonda revisione del sistema, in un’ottica strategica concertata fra parti sociali e istituzioni e con strumenti capaci di sostenere la qualità del prodotto e l’imprenditività.

Interventi concertati sono necessari e urgenti per affrontare le difficoltà di molte singole aziende, come la ex GKN: è necessario e urgente che siano pagati gli stipendi e che si arrivi a definire un piano che possa concretamente traghettare verso una definitiva e positiva soluzione.

Azioni concertate e decise sono necessarie anche su molti altri fronti, da quello della sicurezza sul lavoro alla gestione del corretto inserimento nel tessuto sociale e produttivo dei migranti.

Bisogna riflettere più seriamente sulle singole situazioni e operare con maggiore determinazione. Ma è assolutamente necessario il recupero del dialogo sociale e l’assunzione di una visione di insieme, giacché il contesto influisce sulle singole situazioni e le singole situazioni influiscono sul contesto.

E non possiamo trascurare che ci troviamo all’interno di una profonda crisi della socialità, che coinvolge tutti gli ambiti e tutte le strutture comunitarie, rendendo di fatto più complesso l’approccio e la soluzione di ogni singola questione.

Come ha detto l’Arcivescovo, Monsignor Gherardo Gambelli, sabato 7 settembre, prima di iniziare il pellegrinaggio da Impruneta alla Santissima Annunziata: egoismo e indifferenza sono mali della nostra società e ci interrogano.

Anzitutto interrogano l’idea che abbiamo di noi stessi e della convivenza civile. Interrogano l’idea che abbiamo di città: come si intende coltivare l’equilibrio fra residenza, attività economica e spazi comuni e come si vuole integrare le funzioni economiche con quelle sociali, culturali e ambientali.

Sappiamo bene che tutto è interconnesso e che solo insieme possiamo operare i grandi cambiamenti di cui la società ha bisogno. Ma sappiamo pure che ciascuno è chiamato a fare quanto è nelle proprie possibilità, rieducandosi al valore dei piccoli passi, prestando attenzione alla qualità delle cose che si fanno e affrontando i problemi con la serietà e la competenza necessarie.

Don Cuba era una persona e un prete che osava. E questo nostro tempo ci chiede di osare di più, per far sì che le nostre città mettano al centro la dignità delle persone, siano sempre più inclusive, investano sulla relazionalità e la partecipazione, sostengano la creazione e la difesa di un lavoro dignitoso e non perdano mai di vista il bene comune.

Lo Spirito Santo ci illumini, ci conceda il dono dell’ascolto e la forza del dialogo, perché i talenti, le intelligenze, le energie positive, singole e collettive, sappiano interagire e camminare insieme per rendere le nostre città luoghi di speranza e fraternità.

 

L’Osservatore Toscano 15-9-24

Don Momigli

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