Don Giovanni Momigli

Omelia Badia Fiorentina 7 febbraio 2024

Mercoledì quinta settimana tempo ordinario anno pari: 1Re 10,1-10   Sal 36   Mc 7,14-23

La regina di Saba va a trovare Salomone «per metterlo alla prova con enigmi» e portandosi dietro molte delle sue ricchezze (cfr 1Re 10,1). La regina si mette in viaggio per verificare quanto ci sia di vero in quello che le è stato riferito sulla saggezza e ricchezza di Salomone.

Parlando con lui, vedendo la reggia che aveva costruito e come tutto era ordinato, perfino il modo di sedere dei servi e il servizio dei domestici (cfr 1 Re10,5), arriva ad affermare che la sapienza e la prosperità verificata personalmente superano la fama udita (cfr 1 Re 10,8).

Dalle parole conclusive del brano che abbiamo ascoltato, «Non arrivarono più tanti aromi quanti ne aveva dati la regina di Saba al re Salomone» (1 Re 10,10), possiamo dire che nell’incontro fra il re di Israele e la regina di Saba ci sia stato un proficuo scambio che ha arricchito entrambi.

Arricchente per tutti, quindi anche per noi, è il modo ordinato, ossia il modo giusto, con cui guardiamo e ci relazioniamo alle cose, come insegna il brano del vangelo di oggi: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro» (Mc 7,14-15).

Con queste parole, dapprima rivolte alla folla e poi ribadite in modo ancora più preciso ai discepoli «in una casa lontano dalla folla» (Mc 7,17), Gesù rende «puri tutti gli alimenti» (7,19) e richiama l’attenzione sulla necessità di rendere puri gli atteggiamenti e le intenzioni più profonde e segrete.

Siamo davanti a un testo liberante: affermando che riguardo ai cibi non c’è nessun vincolo di purità, Gesù offre un nuovo orizzonte di relazione col mondo di cui facciamo parte.

Il male non è fuori di noi e niente da fuori può contaminare il nostro cuore. Come recita il celebre detto latino: Omnia munda mundis. Tutto è puro per chi è puro di cuore e d’animo.

Non ci sono scuse. La colpa non è del televisore, di Internet, del vino, della sessualità o di quant’altro. La colpa – quando c’è colpa – sta nel modo con cui governo me stesso e, conseguentemente, nel mio errato rapporto con la televisione, con Internet, con il vino, con il sesso e così via.

Gesù precisa con chiarezza che le cose sono sempre buone. Se qualcosa ci fa male è perché ne facciamo un uso sbagliato. La sessualità, ad esempio, è dono di Dio, ma possiamo trasformarla in qualcosa che crea dipendenza. Così come il vino o il telefonino.

Le parole di Gesù rappresentano una vera rivoluzione. Basta pensare che vengono pronunciate subito dopo l’intervento dei farisei riguardo al prendere cibo con mani non lavate da parte dei discepoli.

Mentre lui annuncia il regno e l’amore di Dio, guarisce i malati e scaccia i demoni, si trova a doversi confrontare con persone che discutono di mani non lavate, di lavatura di stoviglie e di bicchieri.

Un po’ come succede oggi nella Chiesa: quando si cerca di fare qualche passo per accogliere tutti, pur senza poter accogliere tutto, c’è sempre chi discute di questioni secondarie rispetto alla dignità umana e al debito d’amore e di annuncio del vangelo che abbiamo nei confronti di ogni persona.

Gesù non si ferma alle questioni secondarie, pur non trascurandole, e indica con decisione la strada che porta dall’esteriorità all’interiorità, dalle cose al cuore.

Il cuore non è semplicemente il simbolo dei sentimenti e dell’affettività, ma rappresenta il luogo della coscienza e della volontà, dove nascono le azioni e i desideri, dove si distingue e si sceglie tra bene e male, dove ci si lascia sedurre da Dio o dal maligno.

È sempre importante porre l’attenzione sulle nostre motivazioni interiori, anche quando facciamo il bene.

È pertanto decisivo evangelizzare il cuore, nutrendolo con la parola che salva, per mettere a fuoco e andare oltre le nostre zolle di durezza, le intolleranze, le linee oscure, le maschere vuote.

L’evangelizzazione del cuore richiede certamente un percorso lungo e non sempre lineare, ma è l’unica strada per arrivare e purificare il profondo di noi stessi e per diventare sempre più veri.

 

Don Momigli

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