Annunciazione della Beata Vergine Maria: Is 7,10-14; 8,10 – Sal 39 – Eb 10,4-10 – Lc 1,26-38
Dio agisce. Agisce sempre. Gratuitamente. E agisce per il bene dell’uomo, da lui creato «a sua immagine ... maschio e femmina», (cfr Gen 1, 27).
Anche quando nel cuore dell’uomo, dietro la maschera di parole devote e di atteggiamenti di formale rispetto, abita la volontà di scegliere e di operare indipendentemente da Dio e dal suo volere, come nel caso di Acaz, di cui ci parla la prima lettura.
Abbiamo le nostre visioni, confidiamo nei nostri disegni, ci affidiamo ai nostri progetti. Perché rischiare di mettere tutto in discussione chiedendo a Dio un segno, una parola?
A volte mi capita di pensare che le parole rivolte ad Acaz potrebbero benissimo essere rivolte anche a me, e forse a molte altre persone, per la fiducia che pongo nei miei progetti, per i rapporti con gli altri e per la relazione che ho con Dio: «Non siete contenti di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella di Dio?» (Is 7,13).
So, però, che il Signore non mi abbandona mai. Che non ci lascia mai in balia di noi stessi. Anzi, sono proprio le nostre chiusure che mettono ancor più in risalto la gratuità dell’azione di Dio e ci dicono che la salvezza è sempre opera del suo amore misericordioso: «mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,8).
Anche l’evangelista Luca, con l’espressione «piena di grazia», ci parla della gratuità dell’azione di Dio. Come sappiamo, il verbo greco è nella forma passiva e si potrebbe meglio tradurre: «è stata graziata», «è stata colmata di grazia» (Lc 1,26).
È Dio che ha agito, che ha operato in Maria, affinché il Verbo potesse farsi uomo nel suo grembo di madre.
L’iniziativa è totalmente divina. E Maria risponde all’iniziativa del suo Signore lasciando che Dio agisca nella sua vita: «il Verbo di Dio prese carne dalla Vergine Maria quando Ella rispose “eccomi” all’annuncio dell’Angelo», come dice Papa Francesco iniziando la sua Lettera Apostolica “Candor lucis aeternae”, per il VII Centenario della morte di Dante Alighieri.
Acaz ha risposto con parole umili nella forma, ma che nella sostanza tendono a evitare ogni intervento di Dio. Non domanda nessun segno, semplicemente perché vuole continuare per la sua strada.
Maria, invece, pone domande a sé stessa, «turbata e si domandava che senso avesse» il saluto dell’Angelo (Lc 1,29), e poi direttamente all’Angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (Lc 1,34).
Solo dopo la risposta dell’angelo Gabriele, «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35), accoglie l’iniziativa di Dio, ponendosi al servizio di un disegno che non è suo, ma al quale aderisce fiduciosamente con tutta sé stessa.
La lettera agli Ebrei ci dice che anche Cristo, entrando nel mondo, ha lasciato che il Padre operasse attraverso di lui la salvezza: «Ecco, io vengo … per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,7).
L’eccomi di Maria si intreccia con l’eccomi del Figlio e sostiene l’eccomi della Chiesa e quello di ciascuno di noi.
Diventare partecipi della natura divina del Verbo «fatto carne nel grembo della Vergine Maria», come abbiamo chiesto con la preghiera iniziale, è frutto della grazia di Dio e del nostro “eccomi”.
Maria dice il suo sì a Dio con una fiducia sconfinata nel domani, perché si affida a lui. Una fiducia che non viene meno neppure nei momenti più difficili e drammatici.
Rimane fiduciosa quando, nella gioia della maternità, il vecchio Simeone le dice che una spada le trafiggerà l’anima (cfr Lc 2,35). E non perde la fiducia neppure quando si trova sotto la Croce, profondamente ferita dal dolore per quanto sta umanamente capitando al Figlio e che, prima di morire, le affida il discepolo amato e a lui l’affida (cfr Gv 19, 27).
Il passaggio dall’io a Dio, dalla paura alla fiducia, dalla solitudine alla relazione, si concretizza nel sì a un progetto che non è nostro, ma che è per noi e che siamo chiamati a fare nostro, fedelmente, ogni giorno.
Questo passaggio non avviene con le sole forze umane, ma è frutto di un sì che può essere detto solo col sostegno della grazia, perché «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37).
La vergine Maria interceda per noi, affinché con gioia, amore ed entusiasmo possiamo oggi ripetere con fiducia il nostro sì al Signore, sapendo che questo sì a lui passa anche attraverso il sì al fratello e alla sorella che ci ha messo accanto e nei quali si identifica (cfr Mt 25,40. 45)