Festa di San Luca evangelista: 2Tm 4,10-17 Sal 144 Lc 10,1-9
Dalle poche righe ascoltate nella prima lettura, emergono le gioie e le sofferenze vissute da Paolo nella testimonianza a Cristo e al suo Vangelo. Gioie e sofferenze che accompagnano la vita di chiunque risponde alla chiamata del Signore, facendo della propria vita un segno e un annuncio.
«Solo Luca è con me» (2Tm 4,11). Paolo, in carcere, si ritrova isolato, se non fosse appunto per Luca. Tuttavia non desiste. Non basta non soccombere: è sempre necessario ritrovare uno slancio nuovo.
Per mantenere o ritrovare lo slancio necessario, occorre prendere atto della propria condizione senza piangersi addosso, come fa Paolo, conservando vive le radici che nutrono la nostra interiorità.
La conclusione della prima lettura ci dice che essere discepoli comporta di saper riprendere ogni giorno la strada dell’annuncio e della testimonianza: «Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero» (2 Tm 4,17).
In questo «però» così eloquente si esprime il travaglio di ogni discepolo: essere testimone generoso ed esigente, senza cedere nella prova e senza mai diventare arrogante e colpevolizzante.
Del resto, la consegna di Gesù a quanti invia davanti a sé per preparare il terreno all’accoglienza della sua parola è chiara: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”» (Lc 10,5).
Nel cammino di accoglienza e di annuncio di Cristo, bisogna saper riconoscere la presenza della grazia che salva, che è già là dove pensiamo di portarla. E non siamo mai soli. Parafrasando Paolo possiamo dire che “anche Luca e con noi”.
Luca ci ha preceduto nella missione seguendo san Paolo nei suoi viaggi apostolici, divenendone stretto collaboratore, e ci ha lasciato la testimonianza preziosa del suo Vangelo e degli Atti.
Luca è l’evangelista della nascita di Gesù e della Chiesa. Ed è guardando alla fecondità degli inizi che dovremmo saper attingere il fuoco necessario per aprirsi al dono della grazia e per coltivare un sogno di futuro, personale e comunitario.
Luca è il solo evangelista che, all’inizio dei suoi scritti, si sente quasi in dovere di fare una sorta di autopresentazione e di comunicare che ha cercato di presentare un “resoconto ordinato”, frutto di “ricerche accurate”, per far cogliere al lettore – quindi anche a noi – la solidità oggettiva degli avvenimenti, dei gesti e delle parole da lui riferiti (cfr Lc 1,1-4).
Il Vangelo di Luca testimonia la grande misericordia di Dio e la predilezione di Gesù per i poveri. I personaggi femminili sono numerosi e sempre trattati con delicatezza. Le parabole che solo lui racconta svelano ulteriormente il volto di Dio e quello della persona umana. È il Vangelo della preghiera e della gioia.
Per Luca, la preghiera è indispensabile alla vita cristiana. Con insistenza presenta Gesù in preghiera; riporta varie preghiere come il ‘Benedictus’, il ‘Magnificat’, il ‘Nunc dimittis’; racconta la parabola della vedova insistente che costringe il giudice a prendere in mano la sua causa, premettendo che Gesù racconta questa «parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1).
Lo stesso brano evangelico che oggi la liturgia ci propone, riportato solo da Luca, mette in luce l’importanza della preghiera per la missione: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Lc 10,2).
Quella proposta da Gesù è una missione itinerante, che richiede distacco e povertà; che porta pace e guarigione, quali segni della vicinanza del Regno; che è annuncio e testimonianza, ma non proselitismo; che esige la franchezza e la libertà evangelica di andarsene quando la situazione lo richiede, evidenziando la responsabilità di chi ha respinto il messaggio della salvezza, ma senza condanne e maledizioni.
Se il nostro discepolato è vissuto con questo spirito, sperimenteremo quella gioia di cui Luca parla nei sui scritti e che segna i settantadue al ritorno dalla loro missione (Lc 10,17). Si tratta della gioia interiore che nasce dalla consapevolezza di essere discepoli del Signore Gesù.