Don Giovanni Momigli

Omelia Badia Fiorentina 16 marzo 2022

Mercoledì della 2à di Quaresima: Ger 18,18-20   Sal 30   Mt 20,17-28

Come sappiamo, le logiche del mondo sono seducenti e mutevoli, selettive e spietate. Sono talmente ingannevoli da far apparire come essenziali alla riuscita della propria vita aspetti come la prestanza fisica, la visibilità, gli onori, il possesso, il potere.

Le seduzioni del mondo sono così pervasive che rappresentano un vero ostacolo, non solo all’accoglienza, ma anche alla comprensione di Cristo e della via da lui incarnata.

Gesù continua ad annunciare la sua passione, morte e risurrezione, insistendo nel servizio e nel dono di sé, ma i discepoli sembrano sordi.

L’ideologia dominante dell’epoca, che si identifica nell’attesa di un Messia potente, era profondamente radicata anche nella mentalità dei discepoli. Nonostante la convivenza con Gesù, le loro aspettative e il loro modo di pensare non sono affatto cambiati.

Le logiche del mondo non vanno mai sottovalutate. Sono talmente forti che gli apostoli sembrano perfino interpretare la loro sequela di Gesù con i criteri del mondo, come appare chiaramente dalle parole della madre di Giovanni e Giacomo – «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno» (Mt 20,21) – e dal conseguente sdegno degli altri dieci (cfr Mt 20,24).

Gesù non fulmina con lo sguardo la madre dei due discepoli, per la richiesta che esprime un desiderio che va nella direzione contraria a quanto da lui insegnato. E a tutti i discepoli che chiedono onori e potere, ripropone la visione della vita propria del regno di Dio.

Gesù non chiede semplicemente di mettersi al servizio e di prendersi cura degli altri, cosa che già rappresenterebbe un passaggio culturale e un impegno non di poco conto. Chiede di dare a tutta la vita una specifica impronta di servizio: «chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,27).

L’impronta di servizio che Gesù indica e chiede ai suoi discepoli deve anche essere radicale e fondarsi sulla sua stessa vita: «Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 20,28).

L’esperienza biblica, e anche quella personale e comunitaria, ci dicono che quando le logiche del mondo non riescono a colpire con la seduzione, per mettere a tacere e distruggere chi è portatore di una parola diversa, sfoderano l’arma della delegittimazione, della menzogna e dell’opposizione diretta.

Come testimonia la prima lettura, generalmente coloro che rispondono alle chiamate di Dio, trovano ferma opposizione proprio dalle persone e dalle comunità alle quali sono inviate.

Geremia è interamente consacrato alla causa di Dio e al bene del popolo, ma viene respinto proprio da questo stesso popolo, che non vuole modificare atteggiamento per non correre il rischio di mettere in pericolo quelli che ritiene essere i propri interessi.

La situazione di Geremia è lacerante: da un lato, coloro a cui è stato mandato e che vorrebbero sopprimerlo, dall’altro, il fuoco ardente di una Parola che gli è stata consegnata per essere annunciata nella sua salvifica durezza.

Quella di Geremia è una posizione scomoda, condivisa da chiunque accoglie sul serio la parola del Signore e fa della sua vita una testimonianza.

Gli oppositori non si accaniscono solo quando si pronunciano parole che appaiono severe per un certo tipo di atteggiamento, ma anche quando con il proprio comportamento ci si distingue dall’agire comune e dai criteri prevalenti dell’ambiente, perché rappresenta un forte richiamo alle coscienze.

Se può essere relativamente facile individuare le opposizioni, molto più difficile è saper identificare le seduzioni, tanto che, come avvenuto per gli apostoli, le logiche umane possono facilmente insinuarsi anche nella nostra vita spirituale.

Il formulario delle preghiere dei fedeli che usiamo nella mia parrocchia, ad esempio, facendo propria una logica tutta umana, questa mattina ci ha fatto pregare: rendici degni di bere il tuo calice per meritare di giungere nel seno dell’eterno Padre.

Eppure Gesù, rispondendo alle affermazioni di Giovanni e Giacomo ha tolto di mezzo ogni idea di merito: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato» (Mt 20,23).

Il Signore ci conceda lo spirito di discernimento e la grazia della fedeltà.

Don Momigli

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