Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti
La commemorazione dei fedeli defunti intreccia memoria e speranza e ci riporta al centro della fede cristiana
Anzitutto la memoria. In questo giorno pensiamo alle persone che abbiamo conosciuto. In modo particolare, pensiamo con gratitudine alle persone che ci hanno voluto bene e alle quali abbiamo voluto bene; a quelle che, pur in modo diverso, hanno segnato la nostra vita con la loro presenza, il loro amore, la loro personalità.
Memoria grata anche verso quelle persone che non abbiamo conosciuto ma che, nei secoli, hanno contribuito a migliorare la vita su questa terra con il loro lavoro, il loro ingegno, i loro ideali, la loro dedizione e il loro amore.
Memoria riflessiva, invece, pensando a coloro che in ogni tempo, mossi dall’egoismo, dall’ideologia, dalla corsa all’accaparramento, dalla pretesa di onnipotenza, hanno calpestato la dignità umana e rubato la vita di tanti fratelli e tante sorelle.
Nelle scelte che compiamo ogni giorno, consciamente o inconsciamente, ci dobbiamo misurare con quanto, in positivo e in negativo, ci hanno lascato coloro che ci hanno preceduto.
Le scelte fatte da chi è passato prima di noi influiscono sulla nostra vita. Così come le scelte che ciascuno di noi compie nell’oggi influiscono sulla vita degli altri e in quella delle generazioni che verranno dopo di noi.
Poi la speranza: «La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
Proprio perché la speranza in Cristo non delude, nel dolore per la morte risuona sempre l’annuncio della vita: risuona la buona notizia che la morte non è l’ultima parola, che la vita non è tolta ma trasformata.
La speranza è necessaria, perché il senso della vita non può essere rinchiuso sul presente.
Al di là della fede, davanti a noi c’è una strada che siamo chiamati a percorrere con responsabilità, per rendere più umano questo mondo, iniziando a vivere fruttuosamente le relazioni con gli altri.
Ma la fede ci dice che davanti a noi c’è la pienezza della vita che si realizza nell’incontro con Gesù Cristo, Signore della vita e della storia: «Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato, così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui» (1Ts 4,13-14).
La memoria dei fedeli defunti ci riporta al centro della fede cristiana. Pregando per i defunti, infatti, professiamo la fede nel Signore Gesù, che ha detto: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno» (Gv 11,25-26).
Nel mistero pasquale di morte e risurrezione del Signore Gesù – nel quale siamo stati battezzati e in virtù del quale siamo diventati figli adottivi di Dio Padre – abbiamo la certezza che nessuno andrà perduto: «Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa, infatti, è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,39-40).
La morte non spezza la trama dei legami. Come dice il Concilio Vaticano II: «il legame tra coloro che sono sulla terra e coloro che si sono addormentati nella pace di Cristo non è in alcun modo interrotto dalla morte. Al contrario, questo legame è arricchito dallo scambio di beni spirituali» (Lumen gentium, 49).
Assieme alla consapevolezza che nella comunione in Cristo trova senso la nostra preghiera per i defunti c’è anche la certezza che la meta del cammino di ciascuno di noi è «un cielo nuovo e ad una terra nuova» (cfr. Ap 21,1).