Solennità di Maria madre di Dio (Nm 6, 22-27 Sal 66 Gal 4,4-7 Lc 2,16-21)
Il senso profondo della solennità che celebriamo in questa ottava di Natale, è stata bene espressa da Durante di Alighiero degli Alighieri. Il genio di quello che, comunemente, conosciamo come Dante Alighieri, ha partorito una delle definizioni più belle: «Vergine madre, figlia del tuo figlio» (Divina Commedia, Canto XXXIII del Paradiso).
Il concilio di Efeso, nel 431, proclamò Maria madre di Dio in riferimento alla natura umana e divina del Verbo incarnato. Maria è vera Madre di Gesù Cristo, che è vero Figlio di Dio: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio» (Gv 1,1).
Guardare a Maria come madre di Dio, pertanto, ci fa contemplare l’identità del bambino nato a Betlemme e deposto nella mangiatoia: Gesù Cristo è vero uomo, perché nato da Maria, ed è vero Dio, perché concepito per opera dello Spirito Santo.
Il mistero dell’Incarnazione genera stupore e, come i pastori, ci fa glorificare e lodare Dio per il dono del suo amore.
La prima lettura ci propone la benedizione che Dio chiede ad Aronne di dare agli israeliti e ci fa leggere il mistero del Natale come una benedizione.
Come ogni benedizione è dono di Dio, così ogni dono di Dio è benedizione per noi. In Gesù Cristo noi siamo benedetti, in lui il Padre ama ogni figlia e figlio rivolgendo su ciascuno e sull’intero suo popolo il suo sguardo paterno su di noi: vuole che su di noi brilli il suo volto e vuole concederci pace. Quella pace che va accolta e
Le guerre, le ingiustizie sociali, le tante forme di violenza che sperimentiamo ogni giorno, come l’aumentare dei conflitti in famiglia e nella società, possono trascinarci nella tentazione dello scetticismo e dello sconforto. Ma possono, anzi debbono, farci aprire il cuore e la mente all’accoglienza della pace che il Signore vuole donarci e far nascere in noi uno spirito di condivisione e fraternità, che aiuti a superare stanchezze, crisi e ansie.
Ieri sera, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concluso il suo messaggio di fine anno 2024 dicendo: «La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte».
Proprio la speranza è il tema preponderante del messaggio di papa Francesco per la 58ª Giornata Mondiale per la pace, che ha per tema: Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace.
Papa Francesco, con il suo messaggio, ci invita a guardare alle tante sfide che mettono a dura prova la sopravvivenza dell’umanità e del Creato con il cuore colmo di speranza e affidandosi alla misericordia di Dio. E lo fa partendo dal senso del Giubileo che siamo chiamati a vivere come pellegrini di speranza.
La speranza cristiana non ha nulla a che vedere con la rassegnazione di fronte alle durezze della vita. Anzi, la visione cristiana della speranza fa dell’impegno terreno il luogo dell’incontro con Dio e della sua valutazione finale nella vita di ciascuno di noi (cfr Mt 25,31-46).
La speranza, pertanto, interpella e stimola all’azione: richiede un impegno per superare le difficoltà e arrivare al bene che vogliamo conseguire. Nello stesso tempo, come l’orizzonte, mostra che c’è sempre un oltre, un al di là, una meta più alta.
Ed è con questa speranza che «L’evento giubilare ci invita a intraprendere diversi cambiamenti, per affrontare l’attuale condizione di ingiustizia e diseguaglianza, ricordandoci che i beni della terra sono destinati non solo ad alcuni privilegiati, ma a tutti» (Messaggio per la Giornata della Pace, 5)
La speranza nasce dall’esperienza della misericordia di Dio, che è sempre illimitata. «Per rimettere un debito agli altri e dare loro speranza occorre, infatti, che la propria vita sia piena di quella stessa speranza che giunge dalla misericordia di Dio» (Messaggio, 10).
Più concretamente, poi, Papa Francesco, raccomanda tre azioni che possono ridare dignità alla vita di intere popolazioni e rimetterle in cammino sulla via della speranza e segnare concretamente un cammino di pace: il condono del debito internazionale; l’abolizione della pena di morte; la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame.
Nel suo Messaggio, papa Francesco invita ciascuno a rafforzare e consolidare la propria fede e a rinnovare il proprio impegno alla conversione.
Affidandoci alla misericordia di Dio e riconoscendo che siamo tutti debitori, ci riscopriremo tutti figli del Padre, e quindi tutti fratelli, uniti sulle vie della pace.
Maria madre di Dio, interceda per noi.