Don Giovanni Momigli

Lettera Pasquale

Per la seconda volta viviamo la Pasqua del Signore «nel contesto della pandemia. L’anno scorso eravamo più scioccati, quest’anno siamo più provati» (Papa Francesco, Angelus 28-3-21).

Eravamo scioccati, perché mai avremmo pensato che, in questa nostra epoca, un’epidemia potesse arrivare a propagare in modo così repentino e diffuso, sconvolgendo le nostre vite.

Siamo più provati, perché «la crisi economica è diventata pesante», con riflessi sempre più drammatici su persone, famiglie e imprese. E perché, assorbiti nella cultura del tutto subito, pensavamo di superare velocemente una pandemia che, invece, sta perdurando, trasformando i contesti nei quali viviamo e operiamo e lasciando tracce profonde sul piano psicologico, esistenziale, spirituale e nelle relazioni interpersonali e sociali.

Le difficoltà, lo smarrimento e l’incertezza per il futuro, stanno generando atteggiamenti di pura difesa e alimentano la rabbia, con il rischio di scivolare in una costante e degradante contrapposizione fra bisogni, diritti, disuguaglianze, egoismi, opportunità e di trovarsi a vivere in quella che Dante definisce «l’aiuola che ci fa tanto feroci» (Par. XXII, 151).

Per non uscirne perdenti come comunità e per costruire insieme un domani caratterizzato da un radicale salto di qualità, invece, c’è bisogno di un nuovo pensiero, di una nuova coesione e di investire in sogni e progetti, con energie e risorse, generosità e coraggio.

Celebrare la Pasqua del Signore apre a prospettive inedite, dona uno sguardo illuminato e un cuore ardente, rende capaci di cogliere i segni della vita anche nelle tracce della morte, come avvenne per il discepolo, che, corso al sepolcro e vedendo per terra i teli che avevano avvolto il corpo di Gesù, «vide e credette» (Gv 20,8).

L’annuncio di Pasqua non è mai separato dalla Croce. Il Risorto porta i segni della Passione. Così è per noi. Le impronte delle ferite subite segnano per sempre la nostra vita, ma vengono trasfigurate dal Risorto.

Cristo, con la sua vittoria sulla morte, ci inserisce in una dinamica di vita e ci rende costruttori di futuro: non ci lascia soli e sempre ci precede, riempiendo il nostro cuore di quella speranza che non delude e dando vigore al nostro cammino.

La forza trasformante dell’incontro col Signore risorto, ci renda persone nuove, che sanno porsi nel momento presente con generosità, audacia, creatività, apertura al dialogo e spirito di collaborazione.

Buona Pasqua!

don Giovanni

Don Momigli

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