Le parole scelte dall’Amministrazione comunale e dal Vicariato di Scandicci per caratterizzare il quarantesimo dell’istituzione del Patrono della città, «Il valore di essere e sentirsi comunità», mi pare esprimano bene l’operato di San Zanobi e il senso civico della festa.
La festa del Patrono è un’occasione per riflettere su come contribuiamo ad animare la vita della comunità di cui facciamo parte e su come rinnovare, con l’incontro e il dialogo, la visione di città e lo scopo dello stare insieme.
I confronti preparatori, tutti di alto livello, hanno ulteriormente messo in luce come una città non è riducibile a puro aggregato di interessi individuali oppure alla sola funzionalità dei servizi. Le trasformazioni in atto esigono una costante ricostruzione del tessuto relazionale: sono le differenze a fare la differenza e a rendere la città ricca e feconda. La vivacità di una città, infatti, è frutto di una continua interazione fra tutti coloro che le danno vita e volto.
Penso che la scelta dell’allora sindaco Mila Pieralli di dare un Patrono a Scandicci, per favorire una coesione interna, sia stata un atto politico lungimirante e anche un’espressione di affetto per la sua città.
Dopo quaranta anni dopo sono necessari nuovi paradigmi, nuove e diverse modalità di pensare e di pensarsi, di incontrarsi e di agire. Ma rimangono inalterate il bisogno di avere una visione e la necessità di amare la propria città.
Il fatto che San Zanobi ha contribuito in modo significativo a dare forma comunitaria alla Chiesa fiorentina, può essere un riferimento e uno stimolo per tutti, indipendentemente dalla provenienza, dalle idee politiche e dalla confessione religiosa, perché tutti abbiamo la necessità di riscoprire «Il valore di essere e sentirsi comunità».
Buona festa!
Don Giovanni Momigli. Vicario di Scandicci