Carissimi parrocchiani,
la visita e la benedizione alle famiglie è una preziosa tradizione che mantiene inalterato il suo valore, anche se, oggi, deve inevitabilmente misurarsi con il cambiamento del volto sociale, culturale e religioso delle nostre comunità.
Il volto delle comunità cambia col cambiare delle persone e delle dinamiche sociali. Cambiano le modalità di relazione e di espressione, ma il cuore dell’esperienza cristiana rimane lo stesso: l’incontro con il Signore Gesù, morto e risorto.
Il fondamento e il vertice del cristianesimo, infatti, non è un messaggio o una dottrina, ma la persona di Gesù.
A causa della pandemia, in questi due anni di permanenza a Santa Maria, non abbiamo avuto la possibilità di suonare alla porta delle vostre case, per incontrarvi e per pregare insieme con chi lo desidera.
Don Antonio, don Francesco ed io, auspichiamo che questo primo incontro presso le vostre abitazioni, necessariamente breve, possa costituire l’inizio di una conoscenza e di un rapporto fecondo.
La casa è «il luogo in cui trovano espressione gli affetti più cari», come dice l’arcivescovo, cardinale Giuseppe Betori, nella sua lettera alle famiglie che vi consegniamo. La famiglia, pertanto, è una palestra nella quale sperimentare la gratuità dei rapporti ed apprendere l’importanza delle relazioni interpersonali, comunitarie e sociali.
La consapevolezza che nessuno è bastante a sé stesso spinge ad aprirsi e interagire con gli altri e fa scoprire la necessità di adoperarsi per ricostruire il tessuto relazionale della nostra comunità cittadina, ritrovando la responsabilità civica e la necessaria interazione, e il tessuto relazionale delle nostre comunità parrocchiali, riscoprendo l’essenzialità del radicamento in Gesù Cristo e vivendo un’effettiva condivisione e una sincera comunione fraterna.
Il Signore risorto, Signore del tempo e della storia, illumini la nostra vita e ci faccia sperimentare una nuova e feconda fraternità.
Buona Pasqua!
don Giovanni