Don Giovanni Momigli

Presentazione incontro: Lavoro-Mercato-Crisi della Socialità. Il valore della partecipazione

In questo Primo Maggio 2024 il pensiero, spontaneamente, va alle persone morte sul lavoro e al fatto che, nonostante ogni incidente mortale sia seguito da mobilitazioni e dal grido “mai più”, queste morti continuano con una frequenza impressionante. Il pensiero va anche alle molte vertenze in corso, al lavoro povero, alle disuguaglianze crescenti, al fatto che le dinamiche legate alla rendita sono un ostacolo alla creazione di lavoro vero e dignitoso e alla coesione sociale.

Come Ufficio diocesano Problemi Sociali e Lavoro, però, anziché dedicare la riflessione legata al Primo Maggio a una di queste importanti questioni, abbiamo pensato di porre a tema la crisi della socialità.

Lo stesso mercato del lavoro, sia sul piano dell’offerta che su quello della domanda, si colloca all’interno della profonda crisi della relazionalità e della dimensione sociale che coinvolge tutti gli ambiti e tutte le strutture comunitarie, iniziando dalla famiglia.

Fra le cause del logoramento delle relazioni interpersonali e sociali e la diminuzione della partecipazione ci sono l’aumento delle disuguaglianze, la mancanza di una revisione del welfare per adeguarlo alle nuove situazioni, il disequilibrio nel peso sulle scelte che si compiono fra mondo adulto e mondo giovanile e, questione tutt’altro che irrilevante, il crescente slittamento verso l’individualismo di massa, che porta a gestione la propria libertà come consumo individualistico, senza una seria intrapresa relazionale.

Se l’esperienza sinodale è un processo che, con tutte le sue fatiche, in qualche modo esprime anche la coscienza della necessità di invertire la tendenza fortemente individualistica presente anche nella Chiesa – palpabile in un certo devozionismo, nel modo in cui molti compiono le opere di bene, nel costante ritrarsi dalla dimensione sociopolitica dei praticanti – a livello sociale e politico non sembra maturata la percezione che per affrontare le grandi trasformazioni che abbiamo davanti è necessaria una nuova interazione sociale.

Non possiamo illuderci di governare il cambiamento, di affrontare la questione del lavoro e della sua sicurezza, di intervenire sulle disuguaglianze, di coinvolgere e scommettere attivamente sui giovani, di ridare un nuovo slancio al Paese con gli schemi di sempre, tanto meno senza una visione etica solida. Non sono sufficienti le azioni ordinarie o i piccoli aggiustamenti e neppure affrontare le singole questioni con serietà, ma in modo settoriale.

Basta pensare, ad esempio, che siamo alla vigilia di un cambiamento profondo dato dall’intelligenza artificiale: cambierà anche il nostro modo di lavorare e di vivere nelle imprese; la capacità di acquisire nuove conoscenze sarà più preziosa della conoscenza stessa; si faranno lavori che ancora non esistono, caratterizzati dalla collaborazione tra persona e macchina.

Se le transizioni in atto (da quella tecnologica a quella ambientale) non verranno gestite da una rinnovata partecipazione e da comunità pensanti, e non solo reagenti, con criteri etici e di giustizia sociale, gli effetti negativi potrebbero risultare assai gravi, anche per la capacità di coesione a livello territoriale e globale.

Occorre certamente investire in progettualità, in formazione e innovazione. Ma bisogna pure investire in socialità, giacché i presidi sociali che hanno svolto un ruolo essenziale per la crescita personale e della responsabilità civica collettiva, stanno scomparendo o comunque non riescono più a svolgere il compito aggregativo e educativo di un tempo.

La riflessione che proponiamo per questo Primo Maggio, «Lavoro-Mercato-Crisi della Socialità. Il valore della partecipazione», si colloca anche bene nel processo avviato per la Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio: «Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro».

Toscana Oggi – Osservatore Toscano 28-4-24

 

PROGRAMMA INCONTRO 9 MAGGIO 2024

Don Momigli

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