Don Giovanni Momigli

La chiesa e le comunità energetiche rinnovabili – Campi Bisenzio 21 maggio 2024

Intervento all’incontro promosso dall’Arcidiocesi di Firenze su: Comunità Energetiche Riunnovabili. Una proposta per il nostro territorio  Campi Bisenzio, Parrocchia del Sacro Cuore.

Le comunità energetiche promosse e partecipate da parrocchie, diocesi, fondazioni ecclesiastiche, già pronte a partire, al momento, in Italia, sono oltre cento.

I modelli con cui vengono costituite sono diversi sul piano della forma giuridica, in relazione all’utilizzo dei risparmi ottenuti e ai soggetti promotori: ci sono progetti costruiti da una rete territoriale locale e quelli che fanno perno intorno alla diocesi; progetti che prevedono il risparmio come alleggerimento delle bollette dei partecipanti alla CER e progetti che finalizzano il risparmio in modo “solidale” per particolari bisogni del territorio, decisi di anno in anno.

Modi, tempi, forme e stato progettuale di avanzamento differenti, ma un unico obiettivo: offrire una risposta concreta, seppur non esaustiva, alla transizione energetica in un’ottica comunitaria.

L’idea delle comunità energetiche prende forma nel 2015, con l’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco: «In alcuni luoghi, si stanno sviluppando cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso. Questo semplice esempio indica che, mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti» (Laudato Si’, 179).

La 49° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, svoltasi a Taranto nel 2021, l’ha rilanciata con forza con lo slogan: una comunità energetica per ogni parrocchia.

La CEI nel 2022 mette le gambe a questa idea con la costituzione di un Tavolo Tecnico presso la Segreteria Generale. Successivamente è stato costituito anche il Tavolo Tecnico diocesano, che ha promosso anche un incontro di approfondimento a Spazio Reale il 20 aprile 2023.

Nell’enciclica Laudato Si’ Papa Francesco ricorda che il compito di prendersi cura del creato è stato affidato ad ogni cristiano, e che le varie crisi globali – quella economica, quella ambientale, quella sociale – sono strettamente correlate tra loro e richiedono un approccio integrale.

Nell’enciclica Laudato si’, papa Francesco parla della inseparabilità della «preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore» (LS, 10) e dei «diversi livelli dell’equilibrio ecologico: quello interiore con sé stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio» (LS 210).

Papa Francesco parla di un’ecologia «che integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda» (LS 15): non possiamo «considerare la natura come qualcosa separato da noi o come una mera cornice della nostra vita» (LS 139).

La prospettiva integrale della Laudato si’ mette in gioco anche una ecologia delle istituzioni: «Se tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana: “Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali”» (LS 142).

La lesione dell’amicizia civica, con i danni che questa provoca – soprattutto per chi si trova in condizione precaria, di marginalità e povertà – è causata anche dal fatto che la politica, nazionale e locale (non solo in Italia), anziché su una visione, si muove sulla spinta del vento del momento e dei desideri immediati dell’elettorato, in un’ottica politica, ideologica e culturale sempre più autoreferenziale e inospitale per chi non si accontenta della sterile sovrapposizione di monologhi, senza nessun vero ascolto.

In altre parole, «non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (LS 49).

Pertanto, quello che serve «è uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita, una spiritualità» (LS 111).

«Le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza a integrarsi in una visione più ampia della realtà» (LS 138).

Bisogna riflettere più seriamente sulle singole questioni e operare con maggiore determinazione. Ma è assolutamente necessario rimettere al centro la questione dell’interazione sociale: ogni questione deve essere affrontata in una visione di insieme.

«L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale. Di fatto, il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli del pianeta: «Tanto l’esperienza comune della vita ordinaria quanto la ricerca scientifica dimostrano che gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali li subisce la gente più povera» (Laudato Si, 48)

Per affrontare le sfide che abbiamo davanti c’è bisogno di maggiore dialogo sociale e di maggiore responsabilità collettiva, nella consapevolezza che «ai problemi sociali si risponde con reti comunitarie» (LS 219).

Occorre creare sinergie nuove e una cultura che valorizzi la relazione tra persone, saperi, esperienze, soggetti pubblici e privati.

Non possiamo illuderci di governare il cambiamento, di intervenire sulle disuguaglianze, di coinvolgere e scommettere attivamente sui giovani con gli schemi di sempre e senza un nuovo protagonismo comunitario.

Per questo, la profonda crisi della relazionalità e della partecipazione, che coinvolge tutti gli ambiti e tutte le strutture comunitarie interpella tutti. In primis i cristiani che sono chiamati a vivere la fede nella sua dimensione comunitaria e a contribuire a modellare una vita sociale ed economica che mette al centro la persona nella sua integralità e il bene comune.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili sono un’esperienza che, pur nella sua specificità, si muove nella direzione della partecipazione ed esige conversione ecologica e conversione comunitaria.

Occorre però «ricordare che non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, senza una maturazione del modo di vivere e delle convinzioni sociali, e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone» (L.D. 70).

Costituire e aderire a una CER rappresenta un passaggio culturale e sociale che è possibile fare assumendo la consapevolezza che ciascuno, singolo soggetto privato o collettivo, è chiamato a svolgere un ruolo da protagonista, partendo dall’ambiente in cui abita e lavora.

Lo sforzo delle famiglie e dei soggetti territoriali per cambiare stili di vita e scelte, «anche se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società» (LD 71).

Con più competenza di me saranno trattate normative e modalità concrete per costituire o aderire a una CER, comprese le diverse formule e modalità possibili per interpretare il ruolo di una comunità energetica

Quello che però è necessario tener presente che il punto a cui guardare non è immediatamente il risparmio, ma il contributo concreto alla transizione energetica e la dimensione comunitaria, che per sua natura è plurale. Sarebbe bene che anche la CER fosse plurale nei soggetti che la compongono.

Domani presso la sede della CEI a Roma, si terrà la presentazione istituzionale – trasmessa in diretta streaming – del Vademecum per le Comunità Energetiche Rinnovabili, preparato dal Tavolo Tecnico sulle Comunità Energetiche Rinnovabili della Segreteria Generale.

Con questo vademecum la CEI intende promuovere un confronto costruttivo rispetto a quello che le comunità cristiane possono fare per uno sviluppo più sostenibile e un uso più solidale delle risorse ambientali.

Don Momigli

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