Don Giovanni Momigli

Incontro Associazione Commercialisti Cattolici

Ringrazio per l’invito e porto i saluti del cardinale, impegnato in un incontro a Roma.

La vostra Associazione, costituita recentemente, è nata per contribuire all’attuazione dei principi dell’etica cristiana nell’esperienza professionale.

Come ben sappiamo, tutto quello che è autenticamente umano è anche cristiano. E che la missione del cristiano è essenzialmente quella di Cristo: annunciare il Regno di Dio contribuendo all’umanizzazione del mondo.

Tuttavia, «senza un’adeguata visione dell’uomo non è possibile fondare né un’etica né una prassi all’altezza della sua dignità e di un bene che sia realmente comune», come afferma il recente documento della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale (Oeconomiae et Pecuniariae Questiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario, 2018, n° 9)

Il pur effettivo progresso umano raggiunto, ieri, tramite gli sviluppi della scienza e, oggi, tramite l’avanzamento della tecnologia, degli studi e delle ricerche su vari ambiti, non si può certamente dire abbia automaticamente prodotto un mondo qualitativamente migliore, con una sostanziale diffusione e un effettivo radicamento dei valori che favoriscono lo sviluppo integrale dell’uomo e dei popoli. «Affinché sorgano nuovi modelli di progresso abbiamo bisogno di «cambiare il modello di sviluppo globale», la qual cosa implica riflettere responsabilmente «sul senso dell’economia e sulla sua finalità, per correggere le sue disfunzioni e distorsioni». Non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro. Semplicemente si tratta di ridefinire il progresso» (Papa Francesco, Laudato si’, 194).

Se ci pensiamo bene, le questioni nodali, quelle effettivamente gravi, nascono quando la visione dell’uomo si appanna, quando si perde la dimensione del volto, la relazione tra i volti, quando tutto diventa numero. Ma, «quando l’economia perde contatto con i volti delle persone concrete, essa stessa diventa un’economia senza volto e quindi un’economia spietata», ha detto Papa Francesco, Incontro con il mondo del lavoro, Stabilimento Ilva, Genova 27 maggio 2017.

Nel volto si trova racchiuso il segreto supremo della vita. Direi anche il senso vero dell’economia, che per sua natura è collocata nell’ordine dei mezzi e non dei fini, e come tale va posta a servizio dell’uomo. Oggi, invece, economia e finanza sembrano diventate fini, tanto gli uomini sono simili a pedine, anche coloro che sembrano dirigere il gioco.

È ben chiaro che la dicotomia assoluta tra l’economia, la finanza e il bene comune sociale ha prodotto e sta producendo disuguaglianze crescenti e la costante esclusione dei più deboli, offuscando l’idea stessa di bene comune e rendendo sempre più debole il senso di appartenenza e la passione civica.

Per superare questa dicotomia non ci si può limitare a proclamare principi e innalzare bandiere, rifugiandosi nel «regno delle pure idee», come troppo spesso accade, ma bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco, di sportarsi le mani, assumendo la realtà nella sua concretezza. Quello che serve non sono i ragionamenti astratti, anche logici ma staccati dalla concreta vita delle persone, perché «ciò che coinvolge è la realtà illuminata dal ragionamento» (Evangelii gaudium, 232).

Il particolare apporto che può e deve offrire un cristiano, anche sul versante dell’economia e della finanza, è tutt’altro che irrilevante.

Facendo una parentesi, allargando lo sguardo e azzardando, si potrebbe arrivare a dire che molta dell’incapacità, dimostrata dall’occidente, ad affrontare e a governare positivamente le dinamiche della globalizzazione, in modo che non producesse gli effetti negativi che registriamo in rapporto al valore e la dignità dell’uomo e alle forti e diffuse disuguaglianze, deriva anche dalla crisi della presenza cristiana – non solo come numero ma primariamente come qualità – nella politica e nell’economia, ossia dalla mancanza di un pensiero forte e di cristiani solidi, credibili e competenti nella vita sociale, politica ed economica.

Questo deve spingere il cristiano a serie riflessioni, per arrivare a proporre strade concretamente percorribili e capaci di andare oltre quei principi, troppo speso considerati immodificabili, che governano gli attuali processi economico-finanziari.

Chi meglio di un credente – per la sua attenzione alla persona umana, per la sua apertura alla trascendenza, per la libertà che gli deriva dalla fede e per il suo essere animato da una speranza che nasce dalla certezza che Dio è presente e operante nella storia – con la fatica dello studio, l’acquisizione della necessaria competenza e operando nl suo ambito, può osare un diverso pensiero e proporre una nuova visione di società?

Ognuno con i propri doni, le proprie caratteristiche, le proprie competenze.

Il tema che avete scelto per questo incontro può aiutare a compiere un passo importante, dato che nella piccola e media impresa è più facile incrociare i volti. È quindi più facile tener presente la persona, anche nel momento in cui a causa della crisi o a causa di errori di varia natura, ci si trova costretti a dolorosi cambiamenti se non addirittura ad ancor più dolorosi fallimenti. Fallimenti certamente economici e finanziari, ma anche umani e sociali.

Nell’augurarvi buon lavoro, auspico che la vostra Associazione possa davvero portare una ventata di novità di pensiero e nella modalità di presenza del mondo cattolico nella vita sociale ed economica di questo nostro Paese.

Don Momigli

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