Don Giovanni Momigli

Il Pellegrinaggio – Riflessione

Incontro sul senso del pellegrinaggio in vista del Giubileo 2025 – Schema di riflessione

Il giubileo chiede di mettersi in cammino e di superare alcuni confini: movendosi trasformiamo noi stessi. Per questo, è importante prepararsi, pianificare il tragitto e conoscere la meta.

Il pellegrinaggio è, anzitutto, un cammino di uscita da sé stessi. Un uscire che oggi stenta a realizzarsi e che fatica a trovare una direzione e una meta.

Spesso ci fossilizziamo, ci sediamo, ci chiudiamo, ma per trovare il senso della vita e la nostra identità è necessaria una certa dinamicità: la natura umana è costitutivamente estroversa, relazionale, itinerante.

Ciascuno di noi costruisce la propria identità relazionandosi con gli altri: ci formiamo raccontandoci e ascoltando gli altri che si raccontano.

Uscire da sé stessi, relazionarsi, mettersi in cammino, sono atteggiamenti necessari anche per ritrovare l’identità perduta, la propria umanità ferita, la relazione infranta, la comunità frammentata.

Non ogni uscita e ogni cammino, tuttavia, hanno lo stesso segno. In questo nostro tempo, le varie forme di ricerca dell’identità e quelle con cui la persona cerca di sfuggire alle maglie della società strumentale e pianificata, razionale e produttiva, consumistica e competitiva, hanno forti tratti di evasione, di interruzione dell’attività ripetitiva, di ricerca dell’esoterico e dell’esagerato, dell’esperienza-limite e della sfida all’im­possibile.

Il turismo contemporaneo, compreso quello religioso, si presenta stressante, iperattivo; spesso assume i tratti dello stravagante, del notturno.

La vacanza assume sempre di più le caratteristiche di tempo breve e ripetuto e stenta a essere tempo di in­contro, di cura, di curiosità intellettuale, di scambio culturale, di interes­se ad altri modi di vita, di dialogo con il partner, di ascolto dei figli e di ritrovamento di sé stessi.

Esiste certamente un pellegrinare che ha modi più rilassati e riflessivi, ma anche in questo caso fatica a diventare un cammino capace di percorrere gli spazi dell’anima, della relazione e della passione culturale, della coltivazione religiosa.

L’uomo medievale è stato «pellegrino», rivelandosi bisognoso di redenzione cerca una purificazione trascendente: il suo pellegrinare ha sempre una meta religiosa (Gerusalemme, Roma, Santiago) e alza lo sguardo verso l’alto.

L’uomo moderno è divenuto «esplo­ratore»: ha scoperto nuovi mondi e continenti e si comprende come l’uomo microcosmo e insegue orizzonti inesplorati (America, le Indie, ecc.).

L’uomo del Settecento e dell’Ottocento (fino al Novecento inoltrato) si è fatto «viaggiatore»: accostando popoli nuovi e curiosando in culture diverse, dirigendo lo sguardo verso il mondo, si manifesta come un’anima curiosa e percorre i paesaggi della cultura umana.

A partire dagli anni Sessanta del Novecento, dopo le due guerre e con l’affer­marsi del boom economico, l’uomo diviene “giramondo”: si manifesta nella sua identità fluida e si perde in un vagare senza meta. Il turismo – anche religioso – è diventato un caotico fenomeno di massa, dai forti tratti consumistici, per evadere dalla vita quotidiana e per divertirsi (evadere da sé stesso).

La coscienza cristiana, oggi, si colloca in quest’ultimo scenario ed è chiamata alla speranza, riscoprendo la dimensione escatologica che propria dell’an­nuncio del Vangelo.

Siamo «stranieri e pellegrini» che «dobbiamo rendere conto della speranza che è in noi» (1Pt 3,15) in un tempo in cui la speranza è difficile.

Occorre ritrovare la «spiritualità» del pellegrinaggio, anche inventando nuove forme culturali e spirituali, che mettano alla prova l’identità sempre da ricostruire e restaurare.

Il pellegrinaggio è luogo della «conversione», della guarigione delle ferite dell’io, della redenzione dei blocchi comunicativi, del ritrovamento della persona come essere di relazione.

Il punto di partenza di ogni pellegrinaggio sta nella decisione di farlo, per vivere un’esperienza di conversione, di cambiamento della propria esistenza illuminata e orientata dal Vangelo.

Don Momigli

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