Don Giovanni Momigli

Il Cardinale Silvano Piovanelli e il lavoro

Nei confronti del cardinale Silvano Piovanelli nutro grande gratitudine: in lui ho sempre trovato ascolto e sostegno, specialmente nei momenti in cui ho fatto scelte difficili, e un po’ fuori del comune pensiero ecclesiale, in relazione alla vicenda cinese. Ma la mia gratitudine più grande è per avermi accolto in seminario e per avermi ordinato prete.

In questo centenario della sua nascita (Ronta, 21 febbraio 1924), si promuovono iniziative e molto si scrive su di lui. Ieri, ad esempio ho partecipato alla presentazione di un interessante documentario “Silvano Piovanelli. Vescovo del dialogo“, di Andrea Fagioli con la regia di Leonardo Guerrieri.

Ma in tanti articoli e libri difficilmente si trovano riferimenti al suo agire per il mondo del lavoro.

Senza citare tante situazioni in cui la sua presenza è stata più discreta, mi pare giusto ricordare le vertenze Galileo e Nuovo Pignone che lo hanno visto impegnato in prima persona.

Giustamente si tende a ricordare che Piovanelli donò l’anello cardinalizio, ricevuto in dono dal Vaticano al Concistoro, per l’istituzione del fondo di sostegno ai lavoratori/obiettori di coscienza professionale alla produzione di armi e per la ricerca tesa a favorire la riconversione produttiva dal militare al civile.

Ma non si fa quasi mai menzione, e mi sembra giusto farlo, del fatto che nel 1997 costituì la Fondazione diocesana per il lavoro, dotandola con i 300 milioni ricevuti in dono dai fedeli della diocesi per il suo cinquantesimo di ordinazione presbiterale.

«Il lavoro – disse il cardinale presentando l’iniziativa – è un bene così importante nella vita delle persone, delle famiglie e della società intera, che le istituzioni e le categorie economiche e sociali devono porlo al primo posto. E non basta solo declamarlo nelle leggi».

La Fondazione nel suo periodo di vita – poi sono cambiate le leggi e le normative per alcune attività – ha svolto diversi corsi di formazione professionale finalizzati ai disoccupati fra i 40 e i 50 anni e per l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani, anche con problematiche particolari. Ha pure aiutato, quando ritenuto necessario, con un sostegno economico per l’avvio di alcune attività di automiprenditorialità o di cooperazione.

Don Momigli

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