Antonio Lovascio, giornalista, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Firenze, in una sua riflessione su Il Mantello della Giustizia -rivista online per l’approfondimento culturale cristiano – parla anche del recente libro Vangelo e Città.
«Facendo il chek-up alla democrazia, negli ultimi tempi molti osservatori ed editorialisti italiani, allarmati dall’espandersi vorticoso dei populismi, si sono trovati d’accordo nel dire che “nel mondo di oggi non gode di buona salute”. Dimenticando che ce l’aveva detto più volte Papa Francesco, offrendo con il suo Magistero tracce operative (citando Giorgio La Pira ed Aldo Moro) a supporto di una diagnosi che paragona questa crisi ad un cuore ferito: “Ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore “infartuato”, devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre. La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani. Il potere diventa autoreferenziale, incapace di ascolto e di servizio alle persone. E va allenata, anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche”. E dal palco dell’ultima Settimana Sociale di Trieste, nel luglio scorso, invitando i cattolici a non farsi ingannare dalle facili soluzioni e ad uscire dalle sacrestie, li ha sollecitati a promuovereBene Comune , città e peroiferie dopo francesco, seguendo principi di solidarietà e sussidiarietà, “un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona”. Quindi “tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile”.
I progetti di buona politica possono rinascere solo dal basso. Perché allora non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani? Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa e prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune? Ricco com’è di provocazioni, può offrire risposte su cui riflettere per non eludere queste impegnative sfide mettendo in pratica alcune opzioni concrete, il volume “Vangelo e città. Cristiani e cittadini”, edito da Emp, frutto delle ricerche e soprattutto della ventennale esperienza maturata sul campo con la comunità cinese di San Donnino da don Giovanni Momigli, dal 1993 direttore dell’Ufficio Problemi sociali e lavoro dell’Arcidiocesi di Firenze e parroco di Santa Maria a Scandicci. Un passato anche da sindacalista della Cisl, prima di entrare in seminario.
A partire dall’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’ di Papa Francesco, Momigli si era già interrogato in due libri (‘La città plurale’ e ‘La chiesa nella città’) sulle possibili strade di evangelizzazione nei centri urbani e in quelle periferie che meritano attenzione per come si stanno sviluppando sotto l’aspetto etnico e demografico. Ora si pone altre domande, che scaturiscono in coloro che, come l’autore, accettano di rischiare il “corpo a corpo” e di sporcarsi anche le mani con i problemi, con gli altri, con la vita. Con le circostanze complesse di questo nostro tempo nel quale la Chiesa “maestra di umanità” ha preso atto non solo della fine della così detta “cristianità”, ma finalmente anche della sua irrevocabilità.
Una Chiesa che deve testimoniare, nella società “accelerata” in cui siamo immersi, una capacità di “abbraccio” dell’umano nella sua interezza, non astrattamente ma in riferimento agli uomini e alle donne reali, con le loro gioie e i loro dolori, con le lori difficoltà e situazioni di indigenza spirituale e materiale. Come sottolinea nella prefazione l’arcivescovo di Firenze monsignor Gherardo Gambelli, sensibile al tema dell’accoglienza dei migranti e della loro dignitosa integrazione in virtù del decennale Servizio missionario in Ciad.
C’è bisogno di “buona politica”, ma ripensando al ruolo dei cattolici, un nuovo partito è tutt’altro che sufficiente per “rigenerare” il Paese. Intanto, alimentando il coraggio di assumere le scelte più adeguate, per Momigli è urgente fare “un’approfondita riflessione su come nelle parrocchie si educa alla dimensione sociale della Fede, su come concretamente viene vissuta la pratica religiosa, su come si forma a una cittadinanza matura”. Cittadinanza matura che si costruisce appunto partendo dalla base. Guardando ai giovani, che sono il futuro della società e della Chiesa. Che vanno ascoltati, incuriositi e pure educati su come dovranno in futuro prepararsi al rapporto col lavoro e sulle responsabilità nel crearsi una famiglia. Formati non meno nel modo di abitare oggi il mondo digitale, spesso affollato di umanità ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una Speranza».
VEDI IL MANTELLO DELLA GIUSTIZIA