Don Giovanni Momigli

50à Settimana Sociale: Al cuore della democrazia

«Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro» è il tema della 50à Settimana Sociale dei Cattolici in Italia che si svolge a Trieste da domani, 3 luglio 2024, fino a domenica 7 luglio. Il programma è ricco e variegato, basato sulla riflessione, i laboratori e le buone pratiche. Inizia con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e si conclude con Papa Francesco.

Vi parteciperò come uno dei cinque delegati dell’Arcidiocesi di Firenze. Sono certo che questa esperienza rappresenterà un contributo utile per dare spinta e sostegno al processo di partecipazione di cui il Paese ha bisogno.

Sono anche convinto che mi aiuterà ad approfondire le riflessioni che sto facendo sulla crisi della socialità che stiamo vivendo, ma anche sulla crisi della dimensione ecclesiale che caratterizza il vissuto di un numero sempre più ampio di praticanti e di molte nostre parrocchie.

La realtà è profondamente cambiata e lo stesso vissuto ecclesiale è assai diverso da quello in cui sono cresciuti e si sono formati i cattolici a cui generalmente si fa riferimento quando si parla di impegno sociale e politico.

Basta pensare alla profonda differenza che esiste tra il contesto, sociale ed ecclesiale, attuale e quello nel quale è nato e si è svolto, a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre 1976, il primo grande Convegno della Chiesa Italiana: «Evangelizzazione e promozione umana». Nelle nostre parrocchie vi era tutta un’altra area e un’altra vitalità.

È vero che il cristianesimo non è più religione culturale e la cultura, in occidente, ha smesso di essere religiosa: «Non siamo nella cristianità, non più! Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati» (Papa Francesco, Discorso alla curia romana, 19 dicembre 2019).

Tutti abitiamo lo stesso mondo, ma non tutti lo abitiamo allo stesso modo. È la cultura a costituire le modalità con cui abitiamo il mondo. E dire cultura significa dire pensiero, arte, morale, diritto, politica e anche religione e fede.

In questi anni c’è stata una profonda trasformazione delle culture, del sentire e delle pratiche di vita. Il senso del sacro persiste, ma quasi tutto accade all’interno dell’interiorità personale o di un ristretto gruppo.

Secondo il filosofo Massimo Cacciari, il cristiano non potrà mai essere un impolitico. La fede stessa nell’Incarnazione costringe a tale verità (La Repubblica, 26 aprile 2011). La vita concreta di molti praticanti, però, non sembra differenziarsi da quella degli altri: prevale un atteggiamento di disinteresse, se non di insofferenza, nei confronti della politica e dell’impegno per il bene della comunità e alle elezioni si guarda all’interesse individuale e del momento.

Da parroco verifico che in molti praticanti assidui prevale la ricerca del proprio privato benessere, della propria individuale spiritualità. C’è una netta prevalenza dell’io, della soggettività personale, rispetto al noi ecclesiale, che risulta assai rarefatto. Su questo vorrei muovere le mie riflessioni a partire da quanto emergerà dalla Settimana Sociale di Trieste.

Don Momigli

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